La situazione Russia-Ucraina risulta ogni giorno più complessa.
Speravamo che quello che sta capitando in Ucraina appartenesse al "passato" dando per scontato il valore della "libertà" in un'Europa ancora in cerca della sua "identità". E alla fine si sa, a malincuore, che a pagare sarà la Gente Semplice (su tutti i fronti).
Come sempre, cerchiamo di filtrare ed analizzare le notizie.
Gli "interventi militari" hanno sempre o in parte una radice "economica" che in questo caso si può identificare nel frumento e nei giacimenti minerali di palladio e platino in Ucraina.
Dopo il Covid, la crisi Ucraina che porta in grembo la dipendenza energetica europea, rappresenta la "seconda" paura più grande (in pochi anni) che spinge migliaia di persone ad "accumulare" scorte. Un ulteriore spinta anomala al rialzo dei prezzi. Dovuto anche, e quasi mai detto, alla delocalizzazione secondo il principio "produco dove costa meno".
Ma nel frattempo Putin si è preparato cercando di rendere la propria economia autarchica cioè politiche fiscali e monetarie volte a "ridurre" la dipendenza dal dollaro e dai capitali occidentali. La mossa è spesso "passata" per l'oro, il cui valore supera i 128,5 miliardi di dollari e per lo yuan cinese.
Ad oggi sembra non esserci riuscito del tutto, anche per la rimozione dal sistema Swift che può essere aggirato con il sistema MIR che gestisce il 25% delle transazioni nazionali russe e le partnership con la Turchia, Armenia ed altre, ma anche con il sistema SPFS utlizzato anche da Unicredit (MI:CRDI) e con il sostegno della Cina e del sistema Cips senza sottovalutare la blockchain.
Le sanzioni, senza precedenti, alla Russia puntano principalmente il mercato finanziario ma il "danno" finora "impallidisce" rispetto alla crisi del 1998.
Forse l'onda d'urto deve ancora "propagarsi"?
Nelle scorse settimane i russi hanno visto "annientarsi" un quinto del loro potere di acquisto del rublo con la Banca centrale russa che ha alzato i tassi di interesse dal 10,5% al 20% sperando di dare nuova "linfa" alla valuta, e i titoli di stato a 10 anni sono aumentati di 400 punti base come anche i CDS che sono schizzati ai massimi storici. Senza dimenticarci che il "congelamento" dei 630 miliardi di dollari in riserve, della Banca russa all'estero, è il tassello più importante.
La borsa di Mosca ha sospeso le negoziazioni fino a "nuovo avviso" (almeno fino all'8 marzo), causando agli investitori perdite per miliardi di dollari. Quella più forte è stata "registrata" il 24 febbraio, quando il benchmark MOEX ha perso il 33% in un solo giorno!
Questo mentre l'euro e la sterlina sono state le valute più colpite dall’avversione al rischio, in quanto gli investitori si sono diretti verso il dollaro (valuta rifugio). In particolare l'euro ha chiuso la sua settimana peggiore in due anni dato che le prospettive di crescita in Europa sono sempre più deboli e in seguito alla notizia che la centrale nucleare di Zaporizhzhia (la più grande in Europa) è stata occupata dalle truppe russe.
Questo si ripercuote anche sulle borse europee, che sono "affondate".
In Italia il Ftse Mib è in netta difficoltà (-6,24%), appesantito da Unicredit che ha perso il 14,5% in una sola seduta ritornando sul supporto in area 9 euro e da Tim (MI:TLIT) che ha perso quasi il 30% nelle ultime sedute, rompendo al ribasso il livello (e minimo di marzo 2020) 0,28 euro.
Inoltre il "fenomeno" più preoccupante per i russi sono i 30 anni di accordi e sviluppi cancellati da Mosca in una settimana. Mi riferisco alla "fuga" delle multinazionali.
Partendo dai colossi come Meta che ha sospeso l'accesso a Sputnik e RT creando un team per monitorare i contenuti sensibili, Apple (NASDAQ:AAPL) e Nike (NYSE:NKE) che hanno sospeso le vendite dei loro prodotti, Visa e Mastercard che hanno sospeso le carte e i servizi di rete, Snap (NYSE:SNAP) inc. ha sospeso la vendita pubblicitaria a società russe, Fifa e UEFA hanno squalificato la Federazione Russa dai Mondiali di Calcio e i club dalle coppe, Adidas ha smesso di essere sponsor ufficiale della RFU, AMD non invierà più microchip, la petrolifera British Petroleum abbandonerà la sua partecipazione in Rosneft società energetica russa, Maersk e MSC hanno sospeso le spedizioni cargo da e per la Russia, Shell ed Eni (MI:ENI) usciranno da tutte le operazioni in Russia come le collaborazioni con Gazprom e il gasdotto Russia-Turchia Blue Stream.
Sono solo alcune delle conseguenze.
I 28 depositary receipt quotati sul London Stock Exchange, tra cui Gazprom e Sberbank, hanno quasi azzerato il loro valore (-90%) prima di essere sospesi. Ftse Russell, Stoxx e Msci, hanno annunciato per i prossimi giorni la rimozione di tutte le azioni russe, diventate "junk", dai propri indici.
Come si può vedere dal grafico, le azioni Gazprom (il cui valore di mercato ad inizio anno superava 108 miliardi di dollari e oggi solo 13), Sberbank e degli altri titoli racchiusi nell'Etf MSCI, sono state negoziate su altre borse fino a pochi giorni fa. In questo momento sarebbe un "azzardo" puntarci, vista la situazione, ma resta una scommessa "binaria" nel senso che potrebbero fallire (rischiano il default) ma allo stesso tempo moltiplicare "n" volte il loro valore.
Infine, tornando alle sanzioni occidentali hanno avuto anche un "effetto boomerang" sui prezzi del Greggio, Grano, Gas e altre materie prime. Questi faranno aumentare ancora l'inflazione e rallenteranno la crescita globale.
Nello specifico, è normale avere dei prezzi crescenti nel tempo (Contango) ma il Greggio in backwardation è "portatore di tempi cupi". Si verifica quando l’inclinazione della "curva Forward" è negativa e quindi le scadenze più vicine hanno prezzi al barile più alti rispetto alle scadenze "future".
Questo, conosciuto come "Shock petrolifero" è infatti presagio di recessione negli Usa. Secondo Hamilton ciò si verifica quando il prezzo del petrolio supera il suo picco triennale, proprio com'è capitato nel 2008.
Ciò influisce sulla spesa dei consumatori, di un'impresa e riduce la produzione, avendo un effetto negativo sull'occupazione. Dati alla mano, possiamo dire che 10 su 11 recessioni statunitensi sono state precedute da questo fenomeno che ha avuto come principale catalizzatore i conflitti (come la crisi di Suez, guerra arabo-israeliana, rivoluzione iraniana, guerra tra Iran e Iraq, guerra del Golfo Persico) o le decisioni dell'OPEC.
In aggiunta, com'è spesso capitato (anche a marzo 2020), manca (per ora) un fattore importante che ha evidenziato in modo "affidabile" la fine dei cali.
Gli acquisti "insider" dei dirigenti delle società americane, che hanno segnalato in passato il "minimo del mercato" ribassista. Infatti solo mille funzionari aziendali hanno acquistato azioni delle proprie aziende quest'anno, secondo i dati del Washington Service. Sebbene risulti in linea con gli anni più "tranquilli" è ben lontano dai numeri della pandemia.
Il motivo per cui "l'insider buying" non è forte in genere indica meno "fiducia", un'altra flessione del mercato azionario in arrivo?
Ritornando in zona euro, l'inflazione è salita al 5,8% (record storico) e la spinta maggiore come ben sappiamo è stata data dalla componente energetica con un rialzo oltre il 30%. Di fatto, la Bce si trova davanti ad un bivio, lasciar correre l'inflazione o intervenire e "fermare" la crescita con il rischio Stagflazione?
Con il default russo praticamente dietro l’angolo (il 16 marzo scadranno una prima parte di cedole sul debito da 100 milioni di dollari) e il mercato del credito con cui dovremo fare i conti, c'è poco margine di errore.
Aspettiamo aggiornamenti. Intanto qual è il vostro pensiero al riguardo, come si "muoverà" il mercato nelle prossime settimane?
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