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Avete presente la frase “uno non può esistere senza l’altro”? Bene, vale per il rally dell’oro e il selloff del dollaro e dei bond. Perché il valore del metallo giallo continui a salire, almeno uno degli altri due dovrà scendere.
Non è sempre stato così ovviamente.
Due decenni fa, un evento geopolitico come l’invasione dell’Ucraina o il conflitto in Medio Oriente sarebbe bastato a far decollare i prezzi dell’oro. Era un cosiddetto “asset rifugio”.
Oggi purtroppo non ha più questa esclusiva. Ad esempio, l’impennata di ieri dell’oro ha portato i future sul COMEX a New York ad appena 10 dollari in meno dai 1.800 dollari l’oncia tra le speculazioni che dei razzi russi diretti in Ucraina siano per sbaglio finiti in Polonia, uccidendo due persone. A prima vista, sembrava che il metallo prezioso stesse facendo da rifugio.
Ma uno sguardo al grafico del dollaro mostra che la valuta non è molto lontana dai minimi di tre mesi a cui era crollata precedentemente, malgrado abbia guadagnato terreno contro l’euro sulla scia della notizia.
Quindi, mentre aumentano le speculazioni che l’oro raggiunga presto i 1.850 dollari, dovremmo anche chiederci a che livello debbano essere dollaro e rendimenti dei Treasury per permetterglielo.
I tre si muovono insieme sulla base dell’idea che la Federal Reserve probabilmente effettuerà un aumento dei tassi da 50 bp il 13 dicembre, anziché 75, tra il costante allentamento delle pressioni inflazionistiche attraverso il calo dei prezzi al consumo e alla produzione.
Grafici di SKCharting.com con i dati di Investing.com
La traiettoria verso i 1.800 e i 1.850 dollari sembra sempre più possibile, ma con conseguente volatilità se il report sull’occupazione USA di novembre, del 2 dicembre, dovesse risultare più forte del previsto, complicando le intenzioni di svolta della Fed.
Se la Fed dovesse procedere con un aumento da 50 bp a dicembre, l’oro potrebbe comunque vedere un apprezzamento da 30-50 dollari, ma un altro incremento da 75 bp molto probabilmente innescherebbe una correzione che lo porterebbe verso 1.750 o persino 1.730 dollari, prima di recuperare supporto per un aumento, spiega Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di SKCharting.com.
Alle 08:30 CET di questo mercoledì, i future dell’indice del dollaro, che replicano l’andamento del biglietto verde contro euro, yen, sterlina, dollaro canadese, corona svedese e franco svizzero, oscillavano poco sotto 106,30, dopo aver toccato il minimo di tre mesi di 105,155 nella seduta precedente.
I rendimenti dei titoli di Stato decennali USA si attestano a 3,825, dopo essere scesi al minimo di sei settimane di 3,785 in precedenza.
I future dell’oro con consegna a dicembre sul COMEX a New York si attestano a 1.778 dollari l’oncia, dopo aver toccato un massimo di 13 settimane di 1.784,85 dollari nella seduta precedente.
L’oro spot si attesta a 1.775 dollari, dopo un massimo di 13 settimane di 1.786,43 dollari.
SKCharting prospetta che l’indice del dollaro si muoverà lateralmente in modo bearish verso la media mobile esponenziale su 50 settimane di 104,35. Ma un rialzo sopra 107,20 potrebbe aiutare l’indice a schizzare almeno alla Banda di Bollinger media di 109, dice.
“Guardando i rendimenti dei bond decennali, un ulteriore calo a 103,50 sembra molto probabile, e potrebbe aiutare a portare l’oro tra 1.800 e 1.805 dollari. D’altra parte, un consolidamento sopra 3,85 potrebbe far salire i rendimenti a 104”.
“Una forte mossa sopra 104 potrebbe far salire ancora i rendimenti verso 104,25 e 104,45 e ciò potrebbe spingere giù l’oro verso 1.750 e 1.730 dollari sul breve termine”.
Con l’oro spot che continua a rompere numerose resistenze sul grafico giornaliero, dovrà affrontare anche la resistenza a breve termine man mano che i prezzi si avvicinano alla media mobile semplice su 200 giorni di 1.803 dollari, dice Dixit.
“La cosa importante da ricordare è che l’oro è su un percorso bullish, e i compratori probabilmente torneranno in previsione del prossimo rally verso 1.850 dollari”.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.
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