L’unico aspetto di coerenza nelle previsioni del mercato sui tagli dei tassi è stato ultimamente quello di rimandare la data prevista. La storia recente è in linea con questa tendenza e settembre è ora visto come la data più vicina per l’allentamento delle politiche.
I futures sui Fed funds di questa mattina (18 aprile) stimano una probabilità del 71% circa che la Federal Reserve riduca l’attuale tasso target del 5,25%-5,50% al vertice del 18 settembre, in base ai dati del CME.
Prendiamolo con le pinze questo dati, visto l’aumento e il calo dei precedenti punti di svolta. Un mese fa Ad esempio, il favorito era un taglio dei tassi al vertice del FOMC del 12 giugno, una previsione che da allora si è ridotta a una stima inferiore al 20%.
Per alcuni economisti, il la mentalità del “non ci faremo fregare un’altra volta” è in piena attività. Gli economisti di Bank of America (NYSE:BAC), ad esempio, ritengono che ci sia un “rischio reale” che i tagli dei tassi vengano ritardati fino a marzo 2025 “al più presto”, come riporta la CNBC.
“Pensiamo che i responsabili politici non si sentiranno a proprio agio nell’iniziare il ciclo di tagli a giugno o addirittura a settembre”, scrive Stephen Juneau, economista di BofA, in una nota di ricerca.
“In breve, questa è la realtà di una Fed dipendente dai dati. Con i dati sull’inflazione che hanno superato le aspettative all’inizio dell’anno, non sorprende che la Fed abbia rinunciato all’urgenza di tagliare, soprattutto alla luce dei forti dati sull’attività”.
Nel frattempo, il mercato dei Treasury sta aspettando la prossima mossa, o forse no. Il rendimento dei titoli a 2 anni, sensibile alle politiche, è salito di recente, ma ha mantenuto un andamento stabile nelle ultime cinque sessioni di trading fino alla chiusura di ieri (17 aprile).
In una fascia compresa tra il 4,9% e il 5,0%, il tasso a 2 anni sembra attendere la prossima serie di dati sull’inflazione prima di fare una brusca mossa in un senso o nell’altro.
La prossima importante pubblicazione dei dati sull’inflazione negli Stati Uniti è prevista tra più di una settimana, venerdì 26 aprile, quando il governo pubblicherà i dati sui prezzi di marzo sull’indice PCE. Le previsioni indicano un risultato misto per la variazione a un anno: un aumento leggermente superiore per il PCE al 2,5% e un calo per il PCE core al 2,7%.
Le previsioni sul PCE fanno eco ai dati sull’inflazione dei prezzi al consumo pubblicati in precedenza a marzo. In altre parole, non è evidente che sia vicina una maggiore chiarezza sulle prospettive dell’inflazione. Di conseguenza, un certo grado di stasi dei rendimenti dei Treasury e delle aspettative di taglio dei tassi è una scommessa ragionevole. Ma non rassegnatevi... anche questo passerà.