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Oggi saranno resti noti i verbali dell'ultima riunione del Consiglio della Fed. Cercheremo le opinioni dei membri del Consiglio sul quadro occupazionale e sui salari e cercheremo di capire se ci sono divergenze di opinione riguardo alla possibile tempistica dei futuri tagli dei tassi.
In seguito daremo uno sguardo alle vendite di case esistenti di aprile (stima 4,21 mln contro 4,19 mln di marzo). Questo rapporto, insieme ai dati sulle nuove case, dovrebbe fornire un quadro più chiaro della continuazione dei recenti segnali di miglioramento a fronte dei recenti aumenti dei tassi ipotecari.
Produzione della Germania di marzo in calo rispetto alle attese (-3,3% contro -3,2% stimato) e rispetto a febbraio (-2,9%).
Se nell’ultima settimana aveste osservato solo il Dow Jones Industrial Average, potreste pensare che i mercati e l’economia procedano bene. L'indice è salito a nuovi massimi, chiudendo venerdì sopra quota 40.000 per la prima volta in assoluto. Gli investitori continuano ad essere rialzisti, convinti che la Fed sarà in grado di riportare l’inflazione sotto controllo senza causare una recessione, il cosiddetto atterraggio morbido.
Vorremmo condividere in toto questo tipo di ottimismo. Tuttavia, i dati che osserviamo da vicino ci fanno riflettere. Le notizie sul fronte dell'inflazione della scorsa settimana a ben vedere, hanno offerto qualcosa per qualsiasi punto di vista. I rialzisti si sono concentrati sul fatto che il CPI è risultato inferiore alle aspettative, mentre i ribassisti indicano come in realtà i progressi verso l’obiettivo del 2% della Fed rimangono decisamente troppo lenti.
Il ritmo del processo disinflazionistico potrebbe assumere maggiore importanza in futuro, poiché altri dati economici pubblicati la scorsa settimana hanno sollevato interrogativi sulla resilienza dei consumatori e dell’economia nel suo complesso. Quanto più a lungo la Fed dovrà aspettare per essere sicura che il genio dell'inflazione sia completamente tornato nella bottiglia, tanto più diventa probabile che le crepe nei dati si allarghino fino a sfociare in una lieve recessione.
A questo punto siamo in una corsa per vedere quale dei due crollerà per primo: l’inflazione o l’economia. E anche se l’inflazione dovesse crollare prima, la Fed sarà in grado di tagliare i tassi abbastanza rapidamente da evitare che anche l’economia crolli?
E’ possibile trovare un esempio di crepe economiche nei dati rilasciati dalla Fed di New York. Questa, mostra nono solo che i consumatori hanno contratto più debiti durante il primo trimestre dell’anno, ma che erano ancora più indietro con i pagamenti. Secondo il rapporto, il livello del debito delle famiglie è cresciuto dell’1,1% durante il trimestre raggiungendo i 17,69 trilioni di dollari. Allo stesso tempo, il 3,2% di tutti i prestiti erano insoluti, con i debiti delle carte di credito (8,9%) e i prestiti automobilistici (7,9%) che mostravano i più alti tassi di insolvenza. E quando si scava più a fondo, le carte di credito e i prestiti automobilistici gravemente inadempienti (più di 90 giorni) sono ora al di sopra dei livelli a cui si trovavano appena prima delle recessioni del 2007 e del 2001.
L’aumento dei saldi debitori e delle insolvenze arriva in un momento in cui i consumatori hanno esaurito i risparmi in eccesso accumulati durante il COVID. Secondo una recente analisi della Fed di San Francisco, i consumatori ora hanno 72 miliardi di dollari in meno di risparmi rispetto all’inizio della pandemia globale. Fino all’agosto 2021, i consumatori avevano accumulato 2,1 trilioni di dollari di risparmi in eccesso. Ciò si traduce in circa 70 miliardi di dollari di risparmi spesi ogni mese a partire dal picco. Vale la pena notare che si stima che il ritmo della riduzione dei risparmi sia aumentato a 85 miliardi di dollari ogni mese dallo scorso autunno.
Con i risparmi esauriti, i saldi debitori in aumento e i mutuatari in ritardo nei pagamenti, potrebbe essere solo questione di tempo prima che i consumatori riducano la spesa. Se ciò dovesse accadere prima che la Fed possa tagliare i tassi di interesse, un’economia in rallentamento potrebbe trasformarsi in una contrazione. Fortunatamente, ciò significherebbe probabilmente la fine delle persistenti pressioni inflazionistiche e la Fed dovrebbe essere in grado di tagliare i tassi per stimolare la crescita economica.
Se diamo uno sguardo agli indicatori previsionali, notiamo che questi scendono nuovamente: il LEI del Conference Board è sceso dello 0,6% in aprile, il secondo mese consecutivo di calo. Negli ultimi sei mesi, ad un ritmo annualizzato, il LEI è sceso del 3,8%. Il Conference Board rileva comunque che per il secondo mese consecutivo l'indice non segnala più una recessione. Osserviamo tuttavia che i tassi di crescita dell'indice indicano ancora gravi ostacoli alla crescita futura. Si prevede infatti che l’elevata inflazione, gli alti tassi di interesse, l’aumento del debito delle famiglie e l’esaurimento dei risparmi legati alla pandemia continueranno a pesare sull’economia statunitense nel 2024 e parte del 2025.
Gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio forniti dall'US Census Bureau mostrano che in aprile queste sono rimaste stabili rispetto ad un aumento dello 0,6% di marzo, aumentando del 3% su base annua. Sette delle 13 categorie misurate hanno registrato diminuzioni, guidate dai rivenditori non negozi. L'ultimo calo della spesa arriva sulla scia del rapporto inaspettatamente forte sulle vendite al dettaglio di marzo. La spesa dei consumatori è stata una forza trainante nella ripresa post-COVID e occorre quindi prestare attenzione alla loro dinamica per capire se la recente debolezza sia un’anomalia o se i risparmi esauriti e i saldi in aumento delle carte di credito stiano iniziando a pesare sulle abitudini di spesa dei consumatori.