Dicono che si dovrebbero pagare le tasse con un sorriso. Io ci ho provato ma loro volevano i soldi.
Settimana fitta di appuntamenti importanti. Si inizia oggi alle 8:00 con le vendite al dettaglio MoM di giugno della Germania (stima -0,5% contro +0,4% di maggio). Alle 10:00 uscirà invece il PIL YoY del 2Q23 dell’Italia (stima +1,9%, invariata rispetto al 1Q23) e alle 11:00 l’inflazione YoY di luglio (stima 5,7% contro 6,4% di giugno). Sempre alle 11:00 uscirà anche il PIL QoQ del 2Q23 dell’Europa (stima zero contro -0,1% del 1Q23) insieme all’inflazione YoY di luglio (stima 5,3% contro 5,5% di giugno). Alle 15:45 è la volta del PMI Chicago di luglio (stima 43 punti contro 41,5 di giugno).
Il recente rialzo dei mercati è stato innescato dall'entusiasmo per l'AI (intelligenza artificiale). Nelle ultime due settimane gli investitori sembrano invece guardare più ad alcune tendenze macro: la FED potrebbe essere vicina alla fine degli aumenti dei tassi, l'inflazione continua a moderarsi gradualmente e la crescita rimane resiliente. Questo si è riflesso nei mercati attraverso un ampliamento dei titoli che hanno sorretto l’indice. Le parti economicamente sensibili del mercato, compresi i titoli a bassa capitalizzazione e i settori ciclici, hanno infatti sovraperformato nelle ultime settimane i titoli a larga capitalizzazione che hanno tirato la volata: l’indice Russell 2000 nell’ultimo mese è cresciuto del 5,3%, mentre l’S&P 500 del 4,1%.
Una rondine non fa primavera, lo sappiamo. E’ infatti probabile che a seguito di un periodo positivo per i mercati, la volatilità cominci ad aumentare. Il che non vuol dire che non possano ancora esserci interessanti opportunità, sia nei mercati azionari che in quelli obbligazionari.
A questo punto la domanda da 1 milioni di dollari. Era questo l'ultimo aumento dei tassi dalla FED e quindi ora cominceranno a scendere? Riteniamo che potrebbe benissimo essere l’ultimo aumento, anche se potrebbero non ammetterlo (Powell è stato attento a non dichiarare "missione compiuta”). Molto difficile invece che i tassi comincino a scendere prima della seconda metà del 2024.
La FED e i mercati dovranno digerire due ulteriori letture dell'inflazione CPI e due rapporti sull'occupazione prima del meeting del 20 settembre. E’ chiaro che questo contribuirà a determinare il percorso dei tassi di interesse immediatamente dopo.
Dall’altra parte, Powell ha riconosciuto che l'inflazione al 3% è ora ben al di sotto del suo picco del 9,1% del giugno 2022. Ma l'inflazione core rimane elevata al 4,8%, poiché la domanda di servizi rimane solida e la crescita dei salari deve ancora rallentare in modo significativo. Riteniamo quindi che la FED continui la sua retorica da falco, mantenendo viva l'idea di un ulteriore aumento dei tassi fino a quando l'inflazione core non si raffredderà ulteriormente.
Per quanto ci riguarda, riteniamo che il rialzo dei tassi di luglio potrebbe essere stato l'ultimo di questo ciclo. La FED ha alzato i tassi di 525 bp negli ultimi 15 mesi e probabilmente si fermerà per valutare gli impatti sull'inflazione e sull'economia. Riteniamo inoltre credibile uno scenario in cui l'inflazione possa raffreddarsi ulteriormente (il 10 agosto prossimo vedremo i dati). Gli indicatori anticipatori, come gli indici ISM dei prezzi pagati per la produzione e i servizi, sono scesi e una moderazione dei prezzi delle abitazioni e degli affitti deve ancora manifestarsi nel paniere principale dell'IPC. MA arriverà presto.
FED dunque verso la fine dei rialzi, ma che difficilmente taglierà i tassi entro la fine dell’anno. La FED potrebbe segnalare tagli dei tassi nel secondo semestre del 2024, sempre che l’inflazione continui a muoversi verso l’obiettivo del 2%. Il livello attuale dei tassi sui fondi federali rimane in territorio restrittivo rispetto a un potenziale tasso neutrale di circa il 2,5%. E’ quindi probabile che la FED rimanga in pausa prolungata.
Buttando lo sguardo oltre gli USA, notiamo che all'inizio di luglio, anche la Bank of Canada ha alzato i tassi dello 0,25%, portando il suo tasso ufficiale al 5,0%, il più alto degli ultimi 22 anni. La BCE ha alzato i tassi dello 0,25%, il suo nono aumento consecutivo, portando il tasso ufficiale al 3,75% e, come la FED, la BCE ha lasciato la porta aperta per una pausa nei rialzi dei tassi alla riunione di settembre. L'inflazione nell’area Euro, sebbene ancora troppo distante dall’obiettivo, è scesa al 5,5%, in calo rispetto all'11% circa dell'ottobre 2022
Nel frattempo, la BoJ ha attuato più di un aggiustamento, mantenendo l'obiettivo del rendimento a 10 anni a un accomodante 0% ma consentendo un intervallo dell'1% attorno a questo, piuttosto che il precedente tetto dello 0,5%. Anche la banca centrale giapponese ha riconosciuto la crescita tendenziale dell'inflazione, aumentando le sue previsioni per il 2023 al 2,5% dall'1,8% dello scorso aprile. Nel complesso, la spinta globale verso l'alto dei tassi di interesse a nostro avviso aumenterà in modo incrementale i costi di indebitamento sia per i consumatori che per le aziende e sosterrà le tendenze all'inflazione a livello globale.