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Verbali del FOMC, PIL messicano, dati commerciali in Svizzera

Pubblicato 20.08.2015, 14:08
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Forex News and Events

FOMC colomba (di Arnaud Masset)

Anche se gli ultimi verbali del FOMC vengono considerati più accomodanti di quanto previsto dal mercato, non possiamo escludere un rialzo del tasso a settembre ... e sicuramente neanche a dicembre. Tuttavia, secondo noi, ora le probabilità sono inclinate verso un intervento a dicembre, piuttosto che a settembre. Riepiloghiamo velocemente il pensiero della Fed su inflazione e mercato del lavoro.

Iniziamo con le buone notizie: i membri della Fed “si trovano concordi sul fatto che le condizioni del mercato occupazionale sono migliorate ulteriormente”, con il tasso di disoccupazione che, a giugno, ha raggiunto il 5,3%. Tuttavia, vari membri sono ancora preoccupati per l’elevato numero di lavoratori che non sta cercando attivamente un’occupazione, oltre alla flessione del tasso di partecipazione. Inoltre, l’aumento delle retribuzioni continua a essere modesto. Nel complesso, i partecipanti sono fiduciosi che la fiacchezza del mercato occupazionale continuerà a diminuire, ma la vera minaccia a un rialzo del tasso a settembre è costituita dalle prospettive d’inflazione.

L’inflazione è la principale fonte di preoccupazione per i membri della Fed e, purtroppo, le prospettive non sono rosee. Nei verbali si legge che “secondo alcuni partecipanti, le informazioni attuali non forniscono ancora motivazioni per ritenere che l’inflazione si avvicinerà di nuovo al 2 percento nel medio termine”; altri, tuttavia, “hanno sottolineato che, negli ultimi anni, l’economia ha compiuto progressi significativi e ritengono che le condizioni economiche consentano di iniziare ad aumentare la fascia obiettivo per il tasso sui fondi federali o si sono detti fiduciosi che tali condizioni saranno raggiunte presto”. Come emerge dai verbali, i membri della Fed sono piuttosto divisi e non hanno la stessa visione sull’inflazione futura. Guardando alle ultime cifre, l’inflazione di fondo di luglio ha deluso le attese, attestandosi allo 0,1% m/m rispetto allo 0,2% previsto e precedente (stabile su base annua, all’1,8%). L’indice preferito della Fed, il deflatore PCE, è rimasto stabile allo 0,3% a/a, l’indicatore core riferito a giugno è rimasto invariato rispetto a maggio, all’1,3% a/a. A nostro avviso, le deboli prospettive sull’inflazione freneranno la Fed dall’aumentare il tasso a settembre, e quindi propendiamo per un rialzo del tasso a dicembre. Come sostengono i membri della Fed: “La maggioranza ritiene che le condizioni per un assestamento della politica non siano state ancora raggiunte, pur osservando che quel punto è vicino”.

Messico: PIL del secondo trimestre (di Yann Quelenn)

Oggi sarà pubblicato il PIL messicano riferito al secondo trimestre, che dovrebbe attestarsi al 2,0% su base annua, in calo rispetto al 2,5% registrato nei primi tre mesi dell’anno. Il peso messicano è ai minimi storici contro il biglietto verde. Al momento passa mediamente di mano a 16,50; riteniamo che la coppia USD/MXN continuerà ad apprezzarsi.

Il problema principale è che il Messico sta facendo fatica a trovare investitori per sfruttare le enormi riserve di petrolio. Negli ultimi vent’anni, il paese non è stato capace di investire nelle infrastrutture, quindi ha dovuto aprire il business del petrolio a investitori privati e stranieri. Purtroppo il paese soffre a causa del persistere dei bassi prezzi delle materie prime. Il greggio WTI si prepara a toccare i 40 USD al barile.

Negli ultimi quattro anni, il peso è sceso costantemente rispetto al dollaro. La banca centrale del Messico, Banxico, sta tentando di stabilizzare la valuta. Per esempio, mercoledì ha messo all’asta 233 milioni di USD per evitare che la valuta messicana si svalutasse ulteriormente, ma al momento il tono ribassista del peso sembra troppo forte. Vale inoltre la pena segnalare che l’attuale forte domanda di dollari fa scendere la moneta messicana, perché giorno dopo giorno aumentano le aspettative di un rialzo del tasso d’interesse negli USA. Dubitiamo, tuttavia, che a settembre ci sarà un rialzo del tasso. Se non ci sarà, il peso potrà riprendersi un po’, ma sarà solo una fase temporanea perché cresceranno le attese di un rialzo a dicembre. Il Messico non si trova a combattere solo con la sua economia, ma anche con le elevate aspettative del mercato dalla prima economia mondiale.

Il 21 settembre, a pochi giorni dalla decisione del FOMC del 17 settembre, Banxico deciderà sul tasso overnight. Secondo noi, la banca centrale del Messico non aumenterà il tasso per evitare che la moneta si svaluti ancora di più, visto che la posta in gioco è l’economia del paese. Per il momento, la priorità è attrarre investitori in Messico. Rimaniamo nettamente rialzisti sulla coppia USD/MXN, che dovrebbe raggiungere quota 17 nelle prossime settimane.

Dati commerciali svizzeri (di Peter Rosenstreich)

Ancora cattive notizie dalla Svizzera. La bilancia commerciale debole pubblicata oggi mostra che le esportazioni verso l’Europa sono calate ulteriormente e che ora sta rallentando anche il commercio con l’Asia (forte calo delle esportazioni verso la Cina e Hong Kong). Il saldo della bilancia commerciale elvetica di luglio è salito a 3,74 miliardi, rispetto al dato rivisto al ribasso pari a 3,51 miliardi. Le esportazioni sono scese dell’1,7% e le importazioni del 2,5%. Le prospettive per l’economia svizzera continuano a peggiorare perché la crescita nell’Eurozona (il maggiore partner commerciale della Svizzera) non ha compensato gli effetti negativi del caro-franco. Inoltre, l’ormai evidente rallentamento della domanda in Asia sta danneggiando la Svizzera. Le marche del lusso svizzero in Asia erano uno dei settori resilienti. La BNS prevede che l’economia crescerà “poco meno dell’1%”, anche se aumentano chiaramente i rischi al ribasso per questa previsione. Purtroppo per la banca centrale svizzera, ci sono poche opzioni percorribili per contribuire a rinvigorire l’economia. Sospettiamo che la BNS stia pregando per un rialzo del tasso della Fed a settembre. Rimaniamo ribassisti sul CHF contro le valute G10, perché le condizioni economiche interne appaiono deboli e una politica monetaria accomodante incoraggerà il ricorso a operazioni che giocano sulla divergenza delle politiche.

The Risk Today

Yann Quelenn

EURUSD L’EUR/USD è in procinto di accostarsi alla linea di tendenza discendente. Nel corso dell'ultimo mese, la coppia sta segnando massimi più elevati. Vi è uno slancio rialzista ascendente a breve termine. La resistenza oraria giace a 1,1278 (massimo 29/06/2015). Una più forte resistenza si trova a 1,1436 (massimo 18/06/2015). Il supporto può essere trovato a 1,0660 (minimo 21/04/2015). In un’ottica di più lungo termine, il triangolo simmetrico del 2010-2014 favorisce un’ulteriore debolezza verso la parità. Di conseguenza, consideriamo i recenti movimenti laterali come una pausa nel trend discendente di fondo. Si osservano supporti chiave a 1,0504 (minimo 21/03/2003) e a 1,000 (supporto psicologico). Una violazione al rialzo suggerirebbe un test della resistenza a 1,1534 (massimo di reazione del 03/02/2015).

GBPUSD La coppia GBP/USD si è spostata in un modello di consolidamento dopo una lieve ripresa rialzista. Tuttavia, uno slittamento in basso illustra una persistente pressione di vendita. Un supporto più robusto è dato dal 38,2% sul ritracciamento di Fibonacci a 1,5409. La resistenza oraria è data a 1,5733 (massimo 01/07/2015). Ad ogni modo, restiamo ribassisti per la coppia. A più lungo termine, la struttura tecnica si presenta come un fondo di recupero il cui massimo potenziale di rialzo è dato dalla forte resistenza a 1,6189 (61% del ritracciamento di Fibonacci).

USDJPY L’USD/JPY ha infranto il limite inferiore del canale rialzista. Tuttavia riteniamo che ciò non sia sufficiente per avviare uno slancio discendente. La strada è ancora spianata per una resistenza più robusta a 125,86 (massimo 05/06/2015). Il supporto orario è dato dal ritracciamento di Fibonacci del 38,2% a 122,04. Viene favorita una propensione rialzista a lungo termine finché reggerà il forte supporto a 115,57 (minimo 16/12/2014). Viene favorito un aumento graduale verso la maggiore resistenza a 135,15 (massimo 01/02/2002). Si osserva un supporto chiave a 118,18 (minimo 16/02/2015).

USDCHF L’USD/CHF si muove verso il basso, suggerendo persistenti pressioni di vendita. Tuttavia, rimaniamo rialzisti per la coppia finché permarrà al di sopra del 38,2% del ritracciamento di Fibonacci. In un’ottica di lungo termine, la coppia ha violato la resistenza a 0,9448, lasciando presagire la fine del trend ribassista. Ciò ristabilisce il trend rialzista. Il supporto chiave staziona a 0,8986 (minimo 30/01/2015).

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