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Wall Street ok ma Asia sempre in difficoltà

Pubblicato 12.09.2018, 12:09
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Mercoledì 12 Settembre

 Rendimenti in salita, Wall Street in recupero, molte headlines relative alla Brexit e una stabilizzazione non uniforme sui mercati emergenti, con l’Asia che contiunua ad essere l’epicentro del malessere. Questo il quadro, non troppo lineare e senza trend particolarmente impulsivi o decisi, emerso nelle ultime due sessioni.

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 Il motivo dominante della sessione di ieri è da indentificarsi nella continuazione del movimento globale di (ri)salita dei rendimenti che è tornato a spingere il 10Y US verso la soglia psicologica del 3%, che in questo ciclo abbiamo superato con temporanea convinzione solo nelle sessioni centrali di maggio per un massimo a 3.12%. Il 2Y continua ad toccare nuovi massimi (2.74% ieri) per una curva che rimane indubbiamente molto piatta. A contribuire alle (moderate) vendite obbligazionarie di ieri sono arrivati un dato UK di inflazione salariare superiore alle attese (che alimenta il tema emerso venerdì nei Payrolls US di una potenziale accelerazione delle pulsioni inflattive nel mondo del lavoro), robusti dati US (job openings e fiducia delle piccole imprese) e un calendario settimanale di aste negli Stati Uniti che impone al mercato l’assorbimento di un’offerta importante. Il risultato è stato un rialzo generalizzato delle curve globali di circa 3-4bp, Italia compresa con il BTP che ha ceduto marginale terreno dopo la cavalcata di quest’inizio settembre vedendo comunque lo spread nei confronti del Bund rimanere invariato.

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 Le vendite nel reddito fisso sono state accompagnate da un miglioramento del tono a Wall Street (S&P 500 +0.4%, Nasdaq +0.6%) con i buoni dati statunitensi a fare da presumile comun denominatore della rotazione tra asset class. Nella prima parte della sessione c’era stato un nuovo infruttuoso tentativo di forzare al ribasso l’area 2870 (S&P 500) che rappresenta al momento un supporto evidente dopo aver segnato un massimo rilevante nel gennaio scorso. Il rimbalzo dai minimi intraday (2867) è stato quindi visibile ed è arrivato nella seconda parte della sessione, con le piazze europee ormai chiuse e non in grado di sfruttarne il traino (Euro Stoxx +0.1%, DAX -0.1%&). Resta notevole la dispersione dei ritorni tra singoli titoli soprattutto nel settore tech. Molto bene ieri Apple (+2.5%) in attesa della presentazione odierna della nuova gamma prodotti, così come Amazon (NASDAQ:AMZN) (+2.5%), Microsoft (NASDAQ:MSFT) (+1.8%) e Netflix (+2.2%). Il rovescio della medaglia è stato rappresentato dalle difficoltà di Intel (-3.0%), Broadcomm (-3.3%), Micron (-2.9%) con il sotto-comparto dei semiconduttori che vedono i loro margini potenzialmente minacciati dai cambiamenti della supply-chain forzati dall’escalation protezionistica tra US e Cina.

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 Brexit. È evidente la volatilità costante e fastidiosa, per chi deve gestire rischi di mercato sulla sterlina, che le continue e spesso contraddittorie headlines sul tema stanno portando su base giornaliera. Anche ieri a segnali rassicuranti (dopo Barnier nei giorni scorsi anche il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha parlato di un accordo raggiungibile in 6-8 settimane) sulla possibilità che un accordo di uscita (e un’indicazione programmatica sulla relazione futura) possa essere raggiunta per un summit organizzato ad-hoc in novembre, si sono aggiunte voci (fonti europee riportate da The Observer) che hanno gettato acqua sul fuoco sulla disponibilità europea ad ammorbidire la propria posizione. Continuo a pensare che i segnali vadano letti nella luce della migliore tradizione europea. Ovvero che si farà tutto il possibile per procastinare i problemi e portare a casa dei risultati evitando una rottura. Sull’accordo di uscita il tema scottante rimane quello della frontiera irlandese ma si lavorerà a un testo che permetta di spostare in là la necessità di affrontare questo nodo complesso. Per quanto riguarda trovare terreno comune su quello che diventerà l’assetto futuro dopo il periodo transitorio (al momento fissato per altri 21 mesi fino a fine 2020) ha ben riassunto ieri la situazione il Cancelliere dello Scacchiere Hammond: A POLITICAL DECLARATION ABOUT FUTURE RELATION BETWEEN UK AND EU NEEDS ENOUGH DETAIL FOR PARLIAMENT TO BE ABLE TO TAKE A VIEW… ma…DOES NOT NEED TO BE A PRECISE LEGAL TEXT… e… DO NOT HAVE ENOUGH TIME TO NEGOTIATE A FULL DRAFT LEGAL TEXT. Insomma la macchina del compromesso sta lavorando a tempo pieno. L’incertezza è alta ma credo si possa concedere all’Unione quantomeno il beneficio del dubbio sulla capacità di riuscire in quello che notoriamente sa fare meglio: raggiungere dei compromessi in grado se non di risolvere almeno di rimandare i problemi. Ci sono ovviamente delle difficoltà importanti e da non sottovalutare, non ultima quella di far digerire al Parlamento inglese, frantumato più che spaccato tra le mille sfumature di come potrà essere il rapporto futuro tra UK e Europa (una spaccatura che corre anche attraverso le singole forze politiche e, soprattutto, l’opinione pubblica), quello che sarà l’eventuale accordo trovato tra il governo inglese e l’EU. La sterlina ha un po’ rialzato la testa negli ultimi giorni, proprio grazie alla percezione che, pur in mezzo alla volatilità delle headlines, le probabilità di una Brexit senza accordo siano in diminuzione. Credo che questo trend possa continuare.

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 L’Asia continua a rimanere l’area con i mercati in maggiore difficoltà. Comprensibilmente, con le tensioni tra Stati Uniti e Cina che mostrano un trend in peggioramento che non vede al momento possibilità di inversione (prima possibilità concreta gli incontri possibili tra Trump e Xi in un paio di summit internazionali nella seconda metà di novembre), mentre qualche segnale distensivo continua ad arrivare su altri fronti commerciali (Europa e soprattutto NAFTA, ieri il dollaro canadese è stato la valuta migliore). Anche nella sessione che si sta concludendo, nonostante la buona chiusura di Wall Street ieri, il rosso è un colore duiffuso sui listini del Pacifico, pur senza una price-action drammatica: Hang Seng -0.2%, Shanghai Composite -0.3%, Nikkei -0.3%). L’indice MSCI Asia è ai minimi degli ultimi 14 mesi.

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 Oggi l’agenda macro è relativamente scarna (CPI spagnolo, produzione industriale europea, PPI US) in attesa della ben più intensa giornata di domani (BoE, ECB, CPI US). Buona giornata.

imf Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund

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