Dopo aver toccato quota 103,53 giovedì scorso, l’USD ha continuato a cedere terreno contro gran parte delle altre valute.
La correzione è stata particolarmente marcata nei confronti dello yen giapponese e delle valute dei mercati emergenti, perché i partecipanti al mercato hanno capito che molto probabilmente il rally dell’USD è finito.
Il biglietto verde ha perso fino allo 0,80% contro lo JPY e la coppia USD/JPY ha testato il livello di supporto a 117, per poi stabilizzarsi intorno a 117,30.
Lunedì il rublo russo ha trovato un po’ d’interesse all’acquisto, la coppia USD/RUB ha perso lo 0,50%, scendendo a 61,7590.
Il recente recupero dei prezzi del greggio, legato al taglio della produzione deciso dall’OPEC, ha dato una spinta positiva alla valuta russa.
Inoltre, il prospettato miglioramento delle relazioni fra gli USA e la Russia probabilmente risveglierà l’interesse degli investitori per gli asset russi, posto che i prezzi del greggio rimangano sopra la soglia dei 50 dollari.
Anche la corona norvegese ha trovato richieste migliori contro l’USD sulla scia del rafforzamento del petrolio.
L’USD/NOK ha stornato le perdite di venerdì, tornando a 8,6385, mentre il prezzo del Brent è salito dello 0,80%, salendo a 55,65 USD al barile.
Stasera Janet Yellen terrà un discorso sullo stato del mercato del lavoro all’Università di Baltimora (18:30 GMT).
Non crediamo, tuttavia, che la presidente della Fed farà delle dichiarazioni sensazionali, soprattutto alla luce dei recenti rialzi del dollaro.
Un ulteriore rafforzamento del dollaro non sarebbe uno sviluppo positivo per l’economia USA, perché farebbe calare le esportazioni e metterebbe a rischio la reflazione.
I rendimenti dei titoli di Stato USA continuano a scendere, quelli dei titoli a due anni sono scivolati al 1,24%, quelli dei quinquennali si dirigono verso la soglia del 2%.
Crediamo che vi sia spazio per un deprezzamento dell’USD, che sarà visto come una correzione salutare.