Investing.com - I futures del petrolio greggio sono in calo in range stretto nella mattinata europea di questo lunedì; i timori di un intasamento nel Midwest degli USA continua a supportare i prezzi.
Intanto i futures Brent di Londra toccano il massimo di nove mesi nelle indicazioni di una forte domanda dalla Cina e nei timori di interruzioni delle forniture dovute a disordini e scontri nel Medio Oriente e Nord Africa.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a marzo sono stati scambiati a 95,51 dollari al barile nella mattinata statunitense, in calo dello 0,2% sulla giornata.
I futures della borsa di New York sono rimasti nel range stretto tra il minimo giornaliero di 95,42 dollari al barile ed il massimo della seduta a 95,91 dollari al barile.
Il Petrolio è vicino al minimo di due settimane, in seguito al report del gruppo di ricerche di mercato IIR Energy, che afferma che la raffineria Phillips 66’s da 306.000 barili al giorno, a Wood River nell’Illinois, chiuderà a fine febbraio per lavori di manutenzione.
Lo spread tra i due contratti è aumentato nei timori per un eventuale blocco a Cushing, Oklahoma, l’hub del petrolio NYMEX.
I futures Brent sull’ICE Futures Exchange con consegna a marzo sono scesi dello 0,3% al massimo di quattro mesi e mezzo di 118,56 dollari al barile. Il London Brent ha toccato il massimo di 9 mesi di 118,89 al barile venerdì.
Lo spread tra i contratti Brent e quelli WTI si è allargato a 23,05 dollari al barile, il gap maggiore da fine novembre.
Lo spread è salito dopo che gli operatori dell’oleodotto Seaway hanno dichiarato il 31 gennaio che le restrizioni limiteranno il principale oleodotto fino al quarto trimestre 2013.
Lo spread era sceso a 14,50 dollari al barile a metà gennaio, nella speculazione che Seaway avrebbe operato a pieno regime.
Il riferimento europeo ha ricevuto un certo supporto dalle indicazioni del miglioramento della domanda in Cina.
Le importazioni della nazione asiatica sono salite del 6,3% a gennaio da dicembre e del 7,4% dallo stesso mese dell’anno precedente. Le importazioni hanno segnato 25,15 tonnellate metriche, equivalente a 5,95 milioni di barili al giorno.
La Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio dopo gli USA ed è stato il motore trainante dell’aumento della domanda.
Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e Nord Africa hanno fornito un certo supporto ai prezzi Brent.
Intanto i futures Brent di Londra toccano il massimo di nove mesi nelle indicazioni di una forte domanda dalla Cina e nei timori di interruzioni delle forniture dovute a disordini e scontri nel Medio Oriente e Nord Africa.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a marzo sono stati scambiati a 95,51 dollari al barile nella mattinata statunitense, in calo dello 0,2% sulla giornata.
I futures della borsa di New York sono rimasti nel range stretto tra il minimo giornaliero di 95,42 dollari al barile ed il massimo della seduta a 95,91 dollari al barile.
Il Petrolio è vicino al minimo di due settimane, in seguito al report del gruppo di ricerche di mercato IIR Energy, che afferma che la raffineria Phillips 66’s da 306.000 barili al giorno, a Wood River nell’Illinois, chiuderà a fine febbraio per lavori di manutenzione.
Lo spread tra i due contratti è aumentato nei timori per un eventuale blocco a Cushing, Oklahoma, l’hub del petrolio NYMEX.
I futures Brent sull’ICE Futures Exchange con consegna a marzo sono scesi dello 0,3% al massimo di quattro mesi e mezzo di 118,56 dollari al barile. Il London Brent ha toccato il massimo di 9 mesi di 118,89 al barile venerdì.
Lo spread tra i contratti Brent e quelli WTI si è allargato a 23,05 dollari al barile, il gap maggiore da fine novembre.
Lo spread è salito dopo che gli operatori dell’oleodotto Seaway hanno dichiarato il 31 gennaio che le restrizioni limiteranno il principale oleodotto fino al quarto trimestre 2013.
Lo spread era sceso a 14,50 dollari al barile a metà gennaio, nella speculazione che Seaway avrebbe operato a pieno regime.
Il riferimento europeo ha ricevuto un certo supporto dalle indicazioni del miglioramento della domanda in Cina.
Le importazioni della nazione asiatica sono salite del 6,3% a gennaio da dicembre e del 7,4% dallo stesso mese dell’anno precedente. Le importazioni hanno segnato 25,15 tonnellate metriche, equivalente a 5,95 milioni di barili al giorno.
La Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio dopo gli USA ed è stato il motore trainante dell’aumento della domanda.
Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e Nord Africa hanno fornito un certo supporto ai prezzi Brent.