Investing.com - La tempesta che si è abbattuta a Piazza Affari nel giorno dopo la diffusione della bozza di accordo programmatico tra Lega e Movimento 5 Stelle, sta trascinando in borsa anche i titoli legati alla famiglia Berlusconi.
Lo spread ha toccato quota 141 mentre il Ftse Mib arriva a cedere l’1,78% a metà mattinata, complice anche l’incertezza che ancora pesa sulla formazione del nuovo governo con il nome del premier che sembra ancora non essere stato deciso dai partiti.
Tra i peggiori del principale indice di Milano c’è Mediaset (MI:MS), che cede oltre il 5% con le azioni quotate 3,14 euro, ai minimi da febbraio. Ad inizio seduta, il titolo era stato protagonista di uno sprint che lo portava a guadagnare oltre l’1% fino ad un massimo di 3,382 euro grazie alla spinta dei dati sugli utili rilasciati ieri sera a mercati chiusi.
Mediaset ha visto un primo trimestre 2018 con un calo dei ricavi del 3,2%, scendendo a 860,6 milioni rispetto agli 889,3 milioni. Il risultato operativo segna una diminuzione del 25%.
Tra i punti deboli della principale azienda del gruppo che fa capo alla famiglia Berlusconi c’è la raccolta pubblicitaria, le cui prospettive sono state definite “nubolose” dagli stessi vertici Mediaset, nel corso della conference call di presentazione a causa dell’incertezza politica attuale.
Per gli analisti di Morgan Stanley (NYSE:MS), i risultati trimestrali e la presentazione del management sono stati “privi di novità sostanziali e ora è lecito attendersi pochi cambiamenti al consensus delle case di investimento per il 2018: le previsioni di raccolta pubblicitaria del II trimestre sono positive e gli incassi dei diritti di ritrasmissione dei canali in chiaro (da Tim e potenzialmente da Sky e da altre telco) sono una opportunità potenziale ma dal 2019 in avanti”.
Tuttavia, spiegano gli analisti dell’istituto, “le valutazioni delle attività italiane di core business ai valori attuali di Borsa sembrano sufficientemente elevati". Morgan Stanley resta "equalweight" sul titolo.
Nessun cambio di valutazione da parte di Equita, che conferma la posizione "hold" perchè "l'andamento della pubblicità ad inizio anno rimane incerto" e perchè " Vivendi (PA:VIV) ha una quota del 29.9% che potrebbe creare un significativo overhang se abbandonasse il progetto di creare un media player in Sud Europa".
Male anche Mondadori (MI:MOED), che oggi cede il 4,71% proseguendo così un trend negativo nel corso del quale sta cedendo oltre il 12% in due settimane. Il gruppo editoriale Mondadori ha visto una flessione del 6,7% dei ricavi consolidati nel primo trimestre 2018 e un risultato netto a -13,6 milioni di euro rispetto ai -9,2 milioni dello stesso periodo del 2017.
Male anche le prospettive future, con una stima dei ricavi consolidati in leggera contrazione, un EBITDA adjusted sostanzialmente stabile, un utile in netto diminuzione per minori componenti positive non ricorrenti.
Non sta meglio Banca Mediolanum (MI:BMED), oggi in flessione del 3,04% con le azioni che toccano i 6,23 euro, ai minimi dal febbraio 2017, con gli ultimi quattro mesi che hanno visto un calo del 20%.
L’istituto Citigroup ha peggiorato la raccomandazione sul titolo Banca Mediolanum a neutral rispetto al precedente buy e confermato il target a 7,30 euro. Negli ultimi giorni, il managment aveva comunicato l’acquisto tra il 7 e l’11 maggio di 369 mila azioni proprie ad un prezzo medio di 6,6762 euro per azione, corrispondente ad un controvalore complessivo pari a oltre 2,46 milioni. La quota posseduta dalla stessa banca arriva allo 0,8085% del proprio capitale.