Investing.com - Il prezzo dell’oro è in salita questo lunedì, mentre i riflettori sono puntati sull’incertezza per il futuro della Grecia e sui timori per le conseguenze di un aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna ad agosto salgono di 4,80 dollari, o dello 0,41% a 1.184,00 dollari l’oncia troy negli scambi europei del mattino.
Venerdì, l’oro è sceso di 1,20 dollari, o dello 0,1%, a 1.179,20 dollari. I futures troveranno supporto a 1.174,30 dollari, il minimo dal 10 giugno e resistenza a 1.187,40 dollari, il massimo dall’11 giugno.
Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a luglio sono in salita di 12,3 centesimi, o dello 0,78% a 15,94 dollari l’oncia troy. L’argento è sceso di 13,5 centesimi, o dello 0,85%, a 15,82 dollari venerdì.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,15% a 95,39 questa mattina.
I traders dell’oro attendono la dichiarazione sui tassi della Fed, in agenda per mercoledì, per avere indicazioni sulla tempistica di un aumento dei tassi di interesse.
Dai recenti report economici emerge che l’economia statunitense sta riprendendo lo slancio dopo l’indebolimento visto nel primo trimestre, alimentando le aspettative che la banca centrale statunitense possa decidere di alzare i tassi di interesse già a settembre.
Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse pesano sull’oro, poiché il metallo prezioso non riesce a tenere il passo con gli investimenti ad alto rendimento quando i tassi sono alti.
Intanto, l’euro resta sotto pressione mentre gli investitori continuano a tenere d’occhio gli sviluppi nelle trattative tra la Grecia ed i suoi creditori internazionali, tra i timori che il paese possa arrivare al default e sia costretto ad uscire dalla zona euro.
Il rame con consegna a luglio crolla di 3,3 centesimi, o dell’1,22%, a 2,645 dollari la libbra, per via dell’apprensione per lo stato di salute dell’economia cinese che ha contribuito a ridurre l’appeal del metallo rosso.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale di rame, col 40% della richiesta globale lo scorso anno.