MILANO (Reuters) - Visti i risultati del collocamento, Borsa Italiana non ha disposto l'avvio delle negoziazioni per Popolare Vicenza. Mancano i presupposti per garantire il normale funzionamento del mercato, scrive Borsa in una nota, quindi il provvedimento di ammissione disposto il 20 aprile scorso è da considerarsi decaduto.
L'offerta di Pop Vicenza per 1,5 miliardi di euro si era conclusa venerdì, dopo un'estensione di 24 ore, con la sottoscrizione del 7,66% a 0,1 euro per azione da parte di 6.683 richiedenti.
A questo punto il collocamento salta e il Fondo Atlante, subentrato a Unicredit (MI:CRDI) come garante dell'operazione, avrà una partecipazione nel capitale della banca vicentina pari al 99,33%. Atlante avrà un esborso di 1,50 miliardi di euro, rispetto a una dotazione per intervenire in aumenti di capitale di quasi 3 miliardi.
La quota restante del capitale Popolare Vicenza rappresenta le azioni in mano ai "vecchi" soci, che continueranno quindi a detenere titoli di una società non quotata.
Il flottante minimo stabilito da Borsa per le nuove quotazioni è del 25% e, anche se tecnicamente le quote di una sgr vengono considerate flottante, Borsa ha deciso di non seguire questa strada.
Il prospetto prevedeva 60 milioni di fee per i coordinatori dell'offerta globale che, secondo due fonti vicine alla situazione, non dovrebbero essere versati. Ci sarà invece un rimborso spese per l'attività svolta, riferiscono le due fonti senza dettagliare.
L'operazione era coordinata da Bnp Paribas, Deutsche Bank, Jp Morgan, Mediobanca (MI:MDBI) ed Unicredit.
Circa i dettagli del placement, alla chiusura dell'offerta globale di sottoscrizione risultava che un unico soggetto, il fondo Atlante, sarebbe stato detentore del 91,72% del capitale post offerta, mentre dieci investitori istituzionali avrebbero detenuto il 5,07. Più precisamente il 4,97% sarebbe stato in capo a un unico soggetto (Mediobanca, investimento vincolato al listing) indicato come non computabile ai fini del flottante, ricorda Borsa Italiana.
In questo quadro il pubblico avrebbe detenuto lo 0,36% del capitale post offerta, mentre gli azionisti preesistenti avrebbero avuto il 2,86% di cui il 2,19% in sottoscrizione dell'aumento di capitale.
La decisione di Borsa di non ammettere i titoli Popolare Vicenza ha portato a un deciso peggioramento dei titoli bancari in Borsa, appesantendo l'intero listino.
L'esito dell'ipo Popolare Vicenza getta un'ombra anche sull'operazione analoga da 1 miliardo di euro che Veneto Banca dovrà lanciare a giugno, garantita da Banca Intesa (MI:ISP) e da altre nove banche di un consorzio firmato il 23 dicembre.
(Paola Arosio)