Di Alessandro Albano
Investing.com - Con il prezzo dell'energia, sopratutto gas ed elettricità, che hanno toccato i massimi storici nelle scorse settimane, l'UE sta valutando diverse misure politiche per affrontare la crisi energetica, tra cui il disaccoppiamento dei prezzi del gas e la definizione di un tetto al prezzo delle importazioni di gas dell'UE.
Sono allo studio anche misure obbligatorie di riduzione della domanda, anche di energia elettrica, sebbene alcuni Paesi, tra cui Norvegia, Olanda e Germania, abbiano detto no alla proposta di imporre un tetto al prezzo del gas nella riunione straordinaria dei ministri dell'energia Ue il 9 settembre scorso.
Per preservare la stabilità del sistema finanziario, l’Europa sta inoltre affrontando i gravi problemi di liquidità di alcuni operatori e borse elettriche: i governi svedese, finlandese e britannico hanno annunciato separatamente linee di liquidità ai partecipanti solvibili per un valore complessivo di oltre 80 miliardi di euro.
Le proposte politiche del Regno Unito mirano invece a ridurre i costi dell’energia per famiglie e imprese, limitando il costo unitario. Si potrebbero introdurre ulteriori riforme incentivando la produzione di petrolio e gas, eventualmente anche con la tecnica del fracking.
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Secondo un nuovo report di S&P Global Ratings, che analizza i potenziali impatti sui mercati energetici delle diverse misure politiche attualmente in fase di studio a livello europeo, il successo di queste misure "dipenderà in ultima analisi dalla rapidità con cui verranno attuate e da come interagiranno".
Sebbene il finanziamento pubblico di tali misure appari fattibile (anche nel Regno Unito), la loro attuazione "sarà complessa nei mercati europei dell’energia elettrica", molto frammentati, e richiederà tempo, aumentando ulteriormente "la pressione sull’accessibilità e sulla riduzione della domanda".
"L'ultimo trimestre, in particolare le ultime tre settimane, suggeriscono che le borse dell'energia e del gas in Europa non stanno funzionando come previsto", ha dichiarato Dubois-Pelerin, responsabile del settore delle utility EMEA di S&P Global Ratings.
Con la riduzione della liquidità, le borse rischiano infatti di bloccarsi. Ancor peggio, spiega S&P nel report, se un partecipante al mercato dell'energia elettrica, anche di piccole dimensioni, non rispetta i propri obblighi di garanzia, ciò potrebbe avere "gravi conseguenze per il funzionamento dell'intero mercato e del sistema finanziario in generale".
"Riteniamo che la misura in cui le azioni politiche dall'UE e dal Regno Unito potrebbero contribuire a stabilizzare e ad aumentare la prevedibilità dei mercati europei dell'energia elettrica e del gas, nonché la liquidità delle utility e la qualità complessiva del credito, dipenderà dalla rapidità con cui le misure potranno essere attuate e dal loro funzionamento congiunto", ha dichiarato Dubois-Pelerin.
Allos studio delle istituzioni europee c'la proposta di mettere in campo una maxi linea di credito a livello europeo per gli operatori che devono far fronte alle richieste dei margini da parte dei creditori, le cosiddette “margin call“.
Un pericolo, quello dei richiami sui margini, che secondo la norvegese Equinor (LON:0M2Z), ammonta a 1,5 trilioni di dollari nell'energy trade europeo, e che richiedrà "un forte supporto di liquidità", come dichiarato in un'intervista da Helge Haugane, vicepresidente senior di Equinor per il gas e l'energia.
Il problema, secondo Haugane, riguarda "il trading dei derivati, mentre il mercato fisico per ora funziona", ha detto, aggiungendo che "la stima della società energetica di 1,5 trilioni di dollari per sostenere il cosiddetto paper-trading è "conservativa".