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Eni, vendita asset Nigeria a Oando senza consenso società statale nigeriana - Nnpc

Pubblicato 07.09.2023, 15:43
Aggiornato 07.09.2023, 15:45
© Reuters. Logo di Eni davanti alla sede centrale a San Donato Milanese, vicino a Milano, Italia.  REUTERS/Stefano Rellandini/File Photo
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LONDRA (Reuters) - La compagnia petrolifera statale nigeriana Nnpc sostiene che la controllata locale di Eni (BIT:ENI) non ha ottenuto il suo consenso prima di annunciare un accordo per la vendita degli asset petroliferi onshore a Oando Plc, una mancanza che potrebbe aver violato i termini di un accordo operativo congiunto. 

È quanto risulta da una lettera vista da Reuters, che solleva dubbi sulla rapidità dell'operazione, annunciata lunedì, e sottolinea le difficoltà che le major petrolifere internazionali hanno incontrato nei loro sforzi pluriennali di vendere le attività petrolifere e di gas onshore in Nigeria.

Nella lettera, datata 4 settembre, Nnpc scrive che la controllata di Eni, Nigerian Agip Oil Company Ltd (Naoc), prima dell'annuncio dell'operazione non ha chiesto il suo consenso e che questo è obbligatorio prima di trasferire una partecipazione in una joint venture.

Nnpc ha definito il mancato ottenimento del consenso preventivo scritto "una grave violazione" dell'accordo operativo comune.

La controllata della società petrolifera statale Nnpc Exploration and Production Limited (Nepl) detiene una quota del 60% in una joint venture Naoc.

"Eni conferma che non vi è stata alcuna violazione del contratto di JV nell'ambito della vendita di Naoc a Oando, e che rispetta pienamente le norme e gli accordi in vigore. Nnpc ha un diritto di prelazione sulle azioni della JV, ma Eni non ha alcun obbligo contrattuale di informare preventivamente Nnpc dell'operazione, anche perché le informazioni erano 'price sensitive' per il potenziale acquirente", ha commentato un portavoce di Eni.

"Le speculazioni su 'violazioni' non sono appropriate sia in termini di contenuti che di tempistica", ha aggiunto.

Il portavoce di Nnpc Garba Deen Muhammad ha confermato che Nepl ha inviato la lettera a Naoc, ma ha specificato che nella lettera non è indicata un'obiezione alla transazione.

"Nepl sta solo richiamando l'attenzione su alcune importanti clausole dell'accordo operativo comune, che potrebbero essere state trascurate per errore. Il rispetto di tali clausole proteggerà la transazione ora e in futuro", ha detto.

Oando non ha commentato la lettera, ma ha detto di confidare che "come richiesto da Nepl, Naoc si impegnerà per garantire che i loro timori siano tenuti in conto".

Oando ha inoltre aggiunto che Eni non ha assegnato a Oando la sua quota del 20% nella JV Naoc, ma ha firmato un accordo per la vendita del 100% delle azioni di Naoc Ltd, soggetto a tutte le approvazioni regolamentari e dei partner e alla due diligence.

© Reuters. Logo di Eni davanti alla sede centrale a San Donato Milanese, vicino a Milano, Italia.  REUTERS/Stefano Rellandini/File Photo

I manager del settore petrolifero sostengono che la conclusione delle vendite di asset è fondamentale per stimolare gli investimenti nelle attività petrolifere e di gas onshore, ma i problemi legali e normativi hanno bloccato altre operazioni, in particolare la vendita di asset di Exxon Mobil (NYSE:XOM) all'azienda locale Seplat.

La Nigeria, generalmente il maggiore esportatore di petrolio dell'Africa, ha faticato a estrarre negli ultimi anni a causa di furti e anni di investimenti insufficienti. Quasi tutte le major petrolifere internazionali, tra cui Shell ed Exxon, hanno in corso vendite onshore a causa di furti e fuoriuscite di petrolio, scontri continui con le comunità e budget di esplorazione più mirati.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Sabina Suzzi)

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