Di Alessandro Albano
Investing.com - I valori del greggio sono diminuiti del 25% dall'inizio di giugno con Brent e WTI ora sotto i 100 dollari al barile, spinti dalla bassa liquidità dei mercati e da un crescente muro di preoccupazioni come la recessione, la politica cinese sul Covid e il rilascio delle riserve strategiche da parte statunitense.
Tuttavia, secondo l'ultima ricerca di Goldman Sachs (NYSE:GS), le ragioni per un aumento dei prezzi del petrolio "rimangono forti anche supponendo una manifestazione di questi shock negativi", in quanto il mercato rimane "in un deficit più ampio di quanto ci aspettassimo negli ultimi mesi".
Nel report, il colosso degli investimenti affronta la divergenza tra i prezzi del Brent, in media sui $110 per barile nei mesi di giugno-luglio, e il prezzo globale del carburante al dettaglio equivalente a $160 a barile.
Da questo spread, secondo gli analisti, ci sono tre possibili conclusioni:
- Il "buono": fino al recente calo, i prezzi al dettaglio - pur non negoziabili - si sono avvicinati alle previsioni della banca nonostante tutte le attuali incertezze macro.
- Il "brutto": la disconnessione tra i prezzi al dettaglio sui mercati e quelli finanziari del Brent è stata "molto più ampia di quanto ci aspettassimo, mantenendo i future sul Brent ben al di sotto delle nostre previsioni di giugno-luglio di $130".
- Il "cattivo“: la previsione sui prezzi al dettaglio, sebbene in linea con i prezzi attuali, non ha comportato "una distruzione della domanda sufficiente per porre fine al deficit".
Aggiornando le previsioni su domanda e offerta, Goldman Sachs continua a prevedere che "il mercato petrolifero rimarrà in un deficit insostenibile ai prezzi correnti". Il bilanciamento del mercato petrolifero richiede quindi ancora "la distruzione della domanda di petrolio oltre al rallentamento economico in corso, dove siamo più cauti del consenso", aggiungo dalla banca a d'investimento.