Investing.com – I futures del petrolio sono in calo oggi dopo tre giorni, staccandosi dal massimo di 3 settimane sulla notizia che le esportazioni di petrolio libico stanno ritornando ai livelli precedenti al conflitto più velocemente di quanto previsto, mentre i rinnovati timori sulla crescita economica cinese continuano a pesare.
Nel corso della mattinata europea, sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad aprile sono stati scambiati a 107,17 dollari al barile, in calo dello 0,64%.
Il contratto di aprile scadrà alla fine della sessione di oggi. La scadenza del contratto spesso porta a sessioni più volatili, poiché i traders mirano a chiudere le posizioni o a riposizionare i loro portafogli.
Il contratto più attivamente scambiato per maggio è sceso dello 0,84% a 107,64 dollari al barile. I prezzi sono saliti a 108,68 dollari lunedì, il massimo dal 2 marzo.
I prezzi del greggio sono andati sotto pressione dopo che un membro della Libya’s National Oil Corporation ha dichiarato che il paese si aspetta di tornare ad un esportazione giornaliera di 1,4 milioni di barili ad aprile, superando i livelli precedenti al conflitto.
Il ritorno delle esportazioni libiche ai livelli visti prima della guerra civile, che ha spodestato Muammar Gheddafi nel febbraio 2011, superano le stime più ottimiste, e ci si aspetta che aumenterà la disponibilità di petrolio portando i prezzi a livelli più bassi.
La notizia segue di un giorno quella sull’Arabia Saudita che ha aumentato la sua produzione al secondo livello più alto dal 1980. Il maggiore esportatore mondiale di petrolio ha aumentato l esportazioni a 7,51 milioni di barili al giorno a gennaio, da 7,36 milioni di barili a dicembre.
I dati dall’Arabia giungono in risposta ai timori per un’eventuale interruzione delle forniture dall’Iran.
Le tensioni tra Iran e occidente sono ferme da mesi sul al programma nucleare di Teheran.
Restano al centro dell’attenzione anche le tensioni tra Iran e Israele. Si teme che l’escalation delle ostilità tra i due paesi possa sfociare in un conflitto che manderebbe i prezzi del petrolio alle stelle.
L’Iran produce 3,5 milioni di barili al giorno, ed è il secondo produttore dell’OPEC, dopo l’Arabia Saudita.
Intanto pesano anche i timori di una recessione peggiore del previsto in Cina.
La Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio dopo gli USA, ed è stato il motore di una domanda più forte.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a maggio sono stati scambiati a 124,66 dollari al barile, giù dello 0,84%, 17,02 dollari al barile in più rispetto alla controparte statunitense.
Nel corso della mattinata europea, sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad aprile sono stati scambiati a 107,17 dollari al barile, in calo dello 0,64%.
Il contratto di aprile scadrà alla fine della sessione di oggi. La scadenza del contratto spesso porta a sessioni più volatili, poiché i traders mirano a chiudere le posizioni o a riposizionare i loro portafogli.
Il contratto più attivamente scambiato per maggio è sceso dello 0,84% a 107,64 dollari al barile. I prezzi sono saliti a 108,68 dollari lunedì, il massimo dal 2 marzo.
I prezzi del greggio sono andati sotto pressione dopo che un membro della Libya’s National Oil Corporation ha dichiarato che il paese si aspetta di tornare ad un esportazione giornaliera di 1,4 milioni di barili ad aprile, superando i livelli precedenti al conflitto.
Il ritorno delle esportazioni libiche ai livelli visti prima della guerra civile, che ha spodestato Muammar Gheddafi nel febbraio 2011, superano le stime più ottimiste, e ci si aspetta che aumenterà la disponibilità di petrolio portando i prezzi a livelli più bassi.
La notizia segue di un giorno quella sull’Arabia Saudita che ha aumentato la sua produzione al secondo livello più alto dal 1980. Il maggiore esportatore mondiale di petrolio ha aumentato l esportazioni a 7,51 milioni di barili al giorno a gennaio, da 7,36 milioni di barili a dicembre.
I dati dall’Arabia giungono in risposta ai timori per un’eventuale interruzione delle forniture dall’Iran.
Le tensioni tra Iran e occidente sono ferme da mesi sul al programma nucleare di Teheran.
Restano al centro dell’attenzione anche le tensioni tra Iran e Israele. Si teme che l’escalation delle ostilità tra i due paesi possa sfociare in un conflitto che manderebbe i prezzi del petrolio alle stelle.
L’Iran produce 3,5 milioni di barili al giorno, ed è il secondo produttore dell’OPEC, dopo l’Arabia Saudita.
Intanto pesano anche i timori di una recessione peggiore del previsto in Cina.
La Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio dopo gli USA, ed è stato il motore di una domanda più forte.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a maggio sono stati scambiati a 124,66 dollari al barile, giù dello 0,84%, 17,02 dollari al barile in più rispetto alla controparte statunitense.