Investing.com - Il prezzo del greggio comincia la settimana in forte ribasso questo lunedì, dopo i dati che hanno rivelato un aumento del numero degli impianti di trivellazione attivi negli USA per la prima volta quest’anno.
Segnalando che la produzione potrebbe salire ancora, venerdì Baker Hughes ha riportato che il numero di impianti è aumentato di 10 unità a 862 nella settimana terminata il 25 gennaio.
Il greggio West Texas Intermediate con consegna a marzo sul New York Mercantile Exchange segna un crollo di 1,08 dollari, o del 2%, a 52,61 dollari al barile alle 8:30 ET (13:30 GMT).
Intanto, il greggio Brent con consegna ad aprile sull’ICE (NYSE:ICE) Futures Exchange di Londra crolla di 1,07 dollari, o dell’1,7%, a 60,52 dollari al barile.
Questa settimana i riflettori probabilmente resteranno puntati sul Venezuela, con il trambusto a Caracas che ha scatenato i timori di un’interruzione delle esportazioni di greggio del paese.
Tra i violenti scontri per le strade, il leader dell’opposizione venezuelana Juan Guaido si è autoproclamato presidente ad interim la scorsa settimana, con il consenso di Washington e di vari paesi dell’America Latina, tra cui Brasile e Colombia.
E questo ha spinto Nicolas Maduro, leader del paese dal 2013, a tagliare i rapporti con gli Stati Uniti, che hanno segnalato l’intenzione di applicare sanzioni sulle esportazioni di greggio del paese.
Gli sviluppi in Venezuela assumono persino maggiore importanza per il mercato petrolifero se si considera che al paese tocca la presidenza dell’OPEC quest’anno, sottolineano gli analisti.
Dopo aver chiuso il 2018 in caduta libera, il greggio è schizzato di quasi il 15% dall’inizio di gennaio, l’aumento percentuale maggiore nel primo mese dell’anno dal 2005.
In generale, il recente rialzo del complesso energetico è stato alimentato dalle prove di un calo della produzione globale.
L’OPEC, guidata dall’Arabia Saudita, e i suoi alleati non membri con a capo la Russia hanno deciso di tagliare collettivamente la produzione di un totale di 1,2 milioni di barili al giorno nei primi sei mesi del 2019, nel tentativo di ridurre l’eccesso delle scorte globali.
Intanto, i future della benzina segnano -1,7%, a 1,381 dollari al gallone, mentre il combustibile da riscaldamento registra -1,5% a 1,859 dollari al gallone.
I future del gas naturale crollano del 5,8% a 2,893 dollari per milione di BTU, sulla scia delle previsioni meteorologiche invernali variabili.
-- Articolo realizzato con il contributo di Reuters