Di Alessandro Albano
Investing.com - Non solo greggio e gas. Gli effetti del conflitto in Ucraina e il blocco delle spedizioni dal Mar Nero hanno causato un balzo delle quotazioni di tutti i prodotti agricoli di base dal grano al riso, dalla soia al mais che raggiunge il record del decennio per le difficoltà dei raccolti nei principali Paesi produttori.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti al Chicago Board of trade dove il mais ha superato gli 8 dollari per bushel (27,2 chili), con quotazioni aumentate per tutti i principali componenti dell’alimentazione come il riso, il grano e la soia. Una situazione che, sottolinea la Coldiretti, provoca inflazione, mancanza di alcuni prodotti e aumenta l’area dell’indigenza alimentare ma anche gravi difficoltà economiche per le imprese.
Secondo l'associazione, infatti, 1 azienda agricola su 10 (11%) in Italia è in una situazione così critica "da portare alla cessazione dell’attività", mentre circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova "costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi", secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea.
Nelle campagne, si registrano aumenti dei costi che vanno "dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio", con incrementi dei costi correnti di "oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli". Ad essere più penalizzati sono però le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese "a causa dell’esplosione della spesa di gasolio", con le quotazioni "in balia delle speculazioni di mercato".
La gravissima siccità e l’’aumento record dei costi di produzione provocato dalla guerra in ucraina sta mettendo in serio pericolo le semine di riso in Italia dove – precisa la Coldiretti – potrebbero essere tagliate di oltre 3000 ettari. Si tratta di un settore con 227mila ettari coltivati e 3700 aziende agricole che raccolgono 1,5 milioni di tonnellate di risone all’anno, oltre il 50% dell’intera produzione Ue.
Il riso, ricorda l'associazione, è l’unico settore in cui l’Italia è più che autosufficiente in una situazione in cui l’Italia è diventata deficitaria in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo.
“L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, sottolineando "l’importanza di intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende, stalle e strutture per programmare il futuro".