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Oro ai massimi dei 6 mesi, quali sono le opportunità d’investimento secondo VanEck

Pubblicato 28.11.2023, 10:57
© Reuters.

Investing.com – Dopo aver toccato i 1.820 dollari l’oncia a inizio ottobre (valore minimo nei 3 mesi), l’oro Future Oro ha dimostrato il suo ruolo storico di bene rifugio con l’aumentare delle tensioni geopolitiche, guerra tra Israele e Hamas in prima linea. In meno di un mese si è riportato su quota 2.000 dollari l’oncia, guadagnando più del 7% in 30 giorni. E il rally è continuato a novembre, con l’oro che in questi giorni batte sui massimi dei 6 mesi.

Tuttavia, “i titoli auriferi hanno continuato a rimanere indietro, mantenendo il passo dell’oro solo nella prima parte del rally”, osserva Imaru Casanova, portfolio manager Oro e metalli preziosi di VanEck.

“Proprio quando l’oro si stava avvicinando a 2.000 dollari, a sorpresa, hanno perso vigore e hanno ceduto metà dei loro guadagni precedenti. Il NYSE Arca Gold Miners GTR (GDMNTR) e il MVIS Global Junior Gold Miners TR Net (MVGDXJTR) hanno registrato un incremento rispettivamente dell’4,2% e del 3,8% durante il mese”. Si tratta di una sottoperformance deludente dei titoli auriferi, che tuttavia, se da un lato amplia ulteriormente il divario di valutazione tra i titoli auriferi e l’oro, dall’altro apre le porte a interessanti opportunità d’investimento

Perché possedere titoli auriferi?

“Storicamente - racconta Casanova -, i titoli auriferi hanno una forte correlazione con il prezzo dell’oro. Nonostante abbiano subito un significativo deprezzamento dopo l’ultimo mercato rialzista dell’oro, i titoli minerari auriferi hanno sovraperformato l’oro durante l’attuale mercato rialzista dell’oro (il cui inizio è stato collocato intorno alla fine del 2015)”.

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Nel dettaglio, negli ultimi 8 anni GDMNTR e MVGDXJTR sono saliti rispettivamente del 10,8 e del 9%, contro la crescita dell’8,3% fatta segnare dall’oro.

Questo, secondo l’esperto è giustificato dal fatto che “i titoli auriferi dovrebbero sovraperformare il metallo quando il prezzo dell’oro è in aumento. Il loro effetto leva rispetto all’oro giustifica la sovraperformance. Per ogni variazione del prezzo dell’oro, il flusso di cassa operativo generato da queste società aumenta (o diminuisce) di una percentuale molto maggiore”.

Il caso che Casanova prende come esempio è quello della società aurifera canadese Alamos Gold Inc (TSX:AGI) (8,06% del patrimonio netto di Strategy), la quale stima che un aumento del 5% del prezzo dell’oro (circa +100 $/oncia) si tradurrebbe in un aumento di quasi il 30% del flusso di cassa libero nel 2024.

Per approfondire, leggi anche un articolo della nostra Academy che spiega cosa sono i beni rifugio e come investire in oro, argento, pietre preziose e petrolio.

Due anni difficili per i titoli auriferi

Per questo motivo, continua il gestore, “nonostante i rischi associati alle operazioni minerarie, gli investitori scelgono di aggiungere ai loro portafogli i titoli auriferi: la possibilità di ottenere ritorni amplificati durante un rally sostenuto dell’oro. Siamo quindi sorpresi e delusi dalla sottoperformance dei titoli auriferi quest’anno”.

Del resto, non c’è dubbio che ultimamente le cose siano andate particolarmente male. “Anche l’anno passato i titoli auriferi hanno sottoperformato rispetto all’oro”, sottolinea il manager prima di chiarire. “Nel 2022, tuttavia, l’oro ha registrato un lieve calo (-0,28%) e la dilagante inflazione dei costi non solo ha intaccato i margini di profitto, ma ha anche colto di sorpresa il settore, inducendo la maggior parte delle società a non rispettare la guidance sui costi formulata all’inizio dell’anno. Il mercato ha penalizzato pesantemente i titoli auriferi, sia per la contrazione dei margini sia per non aver soddisfatto le aspettative. Il GDMNTR, ad esempio, è sceso dell’8,9% nel 2022”.

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Ma la delusione di quest’anno è ancora peggiore. Nel 2023, infatti, le cose appaiono un po’ diverse. “L’oro è in rialzo di quasi il 9% e, per ora, i risultati delle società per il 2023 non indicano revisioni della guidance (se presenti) così punitive come quelle dell’anno scorso”. Quindi, quale potrebbe essere la causa di questo divario nella performance? Secondo Casanova le potenziali cause del divario tra oro e titoli auriferi sono 4. sono 5. Andiamole a vedere nel dettaglio.

Le potenziali cause del crescente divario tra i titoli auriferi e l’oro

  1. Domanda delle Banche centrali – “Uno dei principali fattori che hanno spinto al rialzo i prezzi dell’oro quest’anno sono stati i forti acquisti netti da parte delle Banche centrali, potenzialmente destinati a superare i livelli record registrati nel 2022. Al contrario, la domanda di investimenti, di solito il principale motore di un rally del prezzo dell’oro, è diminuita in modo significativo quest’anno (-7% da inizio anno), misurato in base agli ETF che detengono oro fisico. Senza un altro centro di domanda di titoli auriferi per compensare la mancanza di domanda di investimento, il clima di sfiducia del mercato e l’apatia nei confronti dell’oro hanno avuto un impatto molto maggiore sui titoli auriferi. In altre parole, le Banche centrali comprano oro, non comprano titoli auriferi; se lo facessero, forse anche i titoli godrebbero di maggiore sostegno in questo contesto”.
  1. Inflazione dei costi operativi del settore – “Sebbene l’inflazione dei costi del settore si sia attenuata, i costi operativi previsti per il 2023 sono ancora superiori a quelli del 2022. Le stime degli analisti per i costi medi complessivi del settore nel 2023 variano dal 5 all’8% in più rispetto al 2022. Sebbene il prezzo dell’oro abbia contribuito a sostenere i margini rispetto allo scorso anno, il mercato sembra insoddisfatto della mancanza di un’espansione significativa dei margini. Queste preoccupazioni si sono probabilmente accentuate in ottobre, a seguito delle revisioni negative della guidance 2023 da parte di Newmont (3,64% del patrimonio netto di Strategy), la più grande società di estrazione aurifera al mondo”.
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  1. Esposizione generale al mercato azionario – “I mercati azionari più ampi hanno registrato un calo nel corso del mese. Lo S&P 500 e il NASDAQ sono scesi rispettivamente del 2,10% e del 2,8% in ottobre, con una performance particolarmente debole nell’ultima parte del mese, quando anche i titoli auriferi hanno subito una flessione. A volte, nelle fasi iniziali di un crollo del mercato più ampio, anche i titoli auriferi registrano un’ondata di vendite”.

  1. Esposizione generale al mercato azionario – “I mercati azionari più ampi hanno registrato un calo nel corso del mese. Lo S&P 500 e il NASDAQ sono scesi rispettivamente del 2,10% e del 2,8% in ottobre, con una performance particolarmente debole nell’ultima parte del mese, quando anche i titoli auriferi hanno subito una flessione. A volte, nelle fasi iniziali di un crollo del mercato più ampio, anche i titoli auriferi registrano un’ondata di vendite”.

Le preoccupazioni potrebbero essere eccessive

Sebbene tutte queste preoccupazioni secondo Casanova siano fondate, soprattutto per quanto riguarda i costi operativi, al momento VanEck ritiene che le società aurifere siano molto sottovalutate. “Storicamente – conclude il portfolio manager -, il settore non ha mai scambiato a multipli di valutazione inferiori. La continua attenzione delle società al controllo dei costi, all’ottimizzazione del portafoglio e all’allocazione disciplinata del capitale per guidare la crescita e massimizzare i ritorni, in modo responsabile e sostenibile, insieme alle nostre previsioni di un aumento dei prezzi dell’oro, supportano le nostre aspettative per una rivalutazione del settore. I titoli auriferi stanno sovraperformando nei primi giorni di novembre; forse la rivalutazione è già iniziata”.

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