di Giuseppe Fonte e Elvira Pollina
ROMA (Reuters) - Il governo italiano guidato da Mario Draghi intende alzare a circa 6,7 miliardi i fondi destinati, nell'ambito del Recovery Plan, a promuovere lo sviluppo di reti a banda larga, 5G e satellitari rispetto ai 4,2 miliardi previsti nella bozza approvata a gennaio, secondo due fonti vicine al dossier.
L'ammontare delle risorse destinate all'aggregato digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura dovrebbe salire a circa 49 miliardi di euro dai 46,3 iniziali, spiega in particolare una delle fonti.
L'Italia ha diritto a risorse complessive per 206 miliardi di euro in base al Recovery Fund europeo, varato per sostenere le economie maggiormente colpite dal coronavirus.
Il piano va presentato alle autorità europee entro la fine di aprile.
L'esecutivo, spiegano le fonti, sta inoltre predisponendo scenari alternativi al piano 'rete unica' promosso dal Tesoro nel precedente governo di Giuseppe Conte, che punta ad integrare le reti fisse di accesso di Telecom Italia (MI:TLIT) (Tim) e Open Fiber, controllata da Enel (MI:ENEI) e Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).
Un primo scenario, elaborato dal ministro dell'Innovazione Vittorio Colao, è basato sul principio di neutralità tecnologica: le connessioni ultraveloci sarebbero garantite utilizzando, a livello territoriale, le migliori tecnologie disponibili, non solo la fibra ottica ma anche il 5G e l'FWA (Fixed Wireless Access), spiegano le fonti. Il governo agirebbe con bandi di gara regionali.
Un secondo scenario prevede invece la nascita di una rete unica "a perimetro ristretto", spiega una terza fonte.
Open Fiber in questo caso si integrerebbe con Fibercop, società controllata da Telecom Italia e partecipata da Kkr e da Fastweb, in cui l'ex monopolista ha fatto confluire la rete secondaria in rame ed in fibra, il cosiddetto 'ultimo miglio' che va dagli armadi fino alle case.
A differenza del più ambizioso piano studiato dal precedente esecutivo, Tim manterrebbe la titolarità della sua rete primaria, che va dalle centraline agli armadi, dice la fonte.
Il nuovo operatore avrebbe quindi un azionariato diluito, senza che Tim arrivi a detenere la maggioranza del capitale, punto invece previsto nel piano precedente e che ha generato dubbi di carattere regolatorio e antitrust.
(In redazione a Milano Sabina Suzzi)