MILANO (Reuters) - Sebbene l'Italia, insieme ad altri sette Paesi, sia stata esentata per i prossimi sei mesi dall'embargo petrolifero Usa verso l'Iran è molto probabile che lo stop all'import di greggio arrivi prima a causa dei rischi nei pagamenti.
A dirlo è Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.
"Non credo che da parte degli importatori italiani ci sia molto interesse a prendere petrolio iraniano nei prossimi sei mesi con il rischio di avere problemi di pagamento con l'Iran", spiega a Reuters Tabarelli.
"Noi siamo il primo importatore di greggio iraniano, ma non so quale banca sia disposta a rischiare. Forse gli acquisti proseguiranno per mantenere buone relazioni con l'Iran, ma la vedo difficile, ci sono contratti in essere che vanno a scadere. Durerà molto poco, sei mesi mi sembra eccessivo".
L'esenzione, oltre all'Italia, riguarda anche Cina, India, Grecia, Giappone, Corea del Sud, Turchia e Taiwan. [nL8N1XG4IN]
"Se è facile per società petrolifere cinesi e indiane continuare a farlo perché più indipendenti dagli Usa la vedo difficile per le italiane e non penso che vogliano avventurarsi a importare petrolio scontato a prezzi diversi da quelli applicati in Iraq e in Arabia Saudita", sottolinea Tabarelli.
Ieri sera Eni (MI:ENI) ha fatto sapere di non essere presente in Iran e quindi "l'impatto complessivo dell'esenzione annunciata è per noi marginale".
Dall'Iran si approvvigiona la società di raffinazione Saras (MI:SRS) della famiglia Moratti.
(Giancarlo Navach)
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