Secondo Amundi gli investimenti nelle criptovalute possono essere promettenti, soprattutto se i regolatori definiranno un quadro regolamentare adeguato, ma rimangono ancora di natura speculativa
Rappresentazione digitale di valore basata sulla crittografia. È questa la definizione di “criptovaluta” all’interno della quale si nascondono tuttavia realtà molto diverse. Se il Bitcoin rappresenta all’incirca il 60% della capitalizzazione totale delle criptovalute (oltre 1.700 miliardi di dollari nel marzo 2021), il restante 40% è costituito da un vastissimo numero di prodotti estremamente eterogenei (Ethereum, Cardano, Binance Coin, Tether, Polkadot e Ripple, solo per citare i più diffusi).
CROCEVIA TRA INNOVAZIONE TECNOLOGICA, FINANZA E POLITICA MONETARIA
In tutti i casi, le criptovalute si trovano al crocevia tra innovazione tecnologica, finanza e politica monetaria. “È vero che si tratta di un’innovazione che può preannunciare una forma più inclusiva di finanza, ma non può sfidare il monopolio delle banche centrali in termini di politica monetaria senza mettere a rischio l’intero sistema finanziario”, tengono a sottolineare Pascal Blanquè, Group Chief Investment Officer e Vincent Mortier, Deputy Group Chief Investment Officer di Amundi...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge