di Francesca Piscioneri
ROMA (Reuters) - Il tempo è scaduto e il governo interverrà a maggio sulla riforma dei contratti senza più aspettare che sindacati e Confindustria trovino l'intesa su una materia tradizionalmente di loro competenza.
Matteo Renzi, riferisce una fonte governativa, è pronto a introdurre per legge un modello che valorizzi sempre più il cosiddetto secondo livello, aziendale, che disciplinerà orari, turni di lavoro e la retribuzione aggiuntiva legata alla produttività. Il salario base resterebbe in ogni caso appannaggio della contrattazione nazionale.
Ma soprattutto l'esecutivo vuole fissare i criteri della rappresentanza e della esigibilità degli accordi erga omnes. In sostanza, penalizzazioni per chi violi i patti approvati dalla maggioranza.
Conferma arriva dalla bozza al Def che il governo varerà stasera nella quale si parla di "prevalenza" del secondo livello in tema di organizzazione e produzione del lavoro.
"Nel 2016 il governo si concentrerà su una riforma della contrattazione aziendale con l'obiettivo di rendere esigibili ed efficaci i contratti aziendali e di garantire la pace sindacale in costanza di contratto", aggiunge la bozza.
Il contratto aziendale, dice la fonte governativa, sarà valido per tutti qualora abbia il consenso del 50% più uno dei lavoratori. O perché la maggioranza firma e la minoranza non chiama il referendum o perché la maggioranza firma e il referendum conferma.
Insomma, l'esecutivo mira a un nuovo sistema di relazioni industriali incentrato su quei principi di produttività e, soprattutto, caro a Sergio Marchionne. Come noto, il manager italo-canadese, lamentando la mancanza di garanzie sulla esigibilità dei contratti, decise l'uscita di Fiat (MI:FCHA) da Confindustria nel 2010 per avere le mani libere di creare un accordo di gruppo scollegato da quello nazionale dei metalmeccanici.
VERSO COMMISSIONE DI STUDIO DEL SALARIO MINIMO LEGALE
Resta in sospeso la possibilità che il governo introduca un salario minimo legale, come era previsto da una delle deleghe del Jobs act, che è però scaduta. La misura era particolarmente invisa ai sindacati che temevano una riduzione generalizzata delle retribuzioni, minando il ruolo del contratto nazionale che copre la maggior parte dei lavoratori.
Il governo, secondo la fonte, potrebbe tornare sulla materia istituendo una commissione di studio.
Secondo Gianluca Ficco, responsabile Fiat della Uilm, "il piano del governo sembra ispirarsi alla lettera della Bce del 2011 che sollecitava l'Italia a rendere più rilevanti i contratti aziendali".
Fronte interessante anche quello aperto ieri dal governatore di Bankitalia. Secondo Ignazio Visco rinnovi contrattuali che prevedano il taglio degli aumenti salariali in caso di inflazione inferiore alle attese, rischiano di avere conseguenze negative sui prezzi al consumo.
Una mano tesa indirettamente al sindacato che in queste settimane sta ingaggiando una battaglia, con tanto di sciopero unitario, sul rinnovo del contratto dei meccanici incagliatosi proprio sulla indisponibilità di Federmeccanica a garantire gli aumenti alla luce della bassa inflazione.