Mentre gli altri mercati hanno subito violente oscillazioni per tornare al punto di partenza, la Borsa di Milano non è guarita dallo storno di maggio e con la crisi ha infilato una spirale negativa che potrebbe durare
Oscillazioni violente, ma solo per tornare più o meno al punto di partenza. Questa in sintesi la storia che racconta l’ultima settimana sui principali mercati azionari, da Wall Street all’Europa, con l’eccezione di Milano impallinata nel finale dalla spirale di una crisi politica dall’esito difficile da decifrare. In realtà Milano fa eccezione rispetto al trend generale da un paio di mesi. I principali mercati dopo lo storno di maggio hanno ripreso una traiettoria di crescita, ma quello italiano no, con il listino appesantito soprattutto dai bancari. Il tutto in controtendenza con uno spread che in un paio di mesi si era invece ristretto di quasi 100 punti base, da quota 290 toccata a fine maggio fino a 190 e dintorni a fine luglio, per riallargarsi bruscamente in coincidenza con la crisi politica. A differenza delle altre Borse, in America e nel resto d’Europa, le azioni italiane non sembrano guidate dai fondamentali societari, che in termini di trimestrali non sono certo spregevoli. Per tutto il primo quadrimestre del 2019 il listino milanese si è mosso in sintonia, facendo persino un po’ meglio degli altri, con il rally innescato dalla svolta morbida della Fed a cavallo dell’anno prontamente seguita dalla Bce. Poi a maggio qualcosa si è guastato e a differenza degli altri mercati non è tornato a posto. Con la notevole eccezione dello spread.
IL MERCATO DEI BOND E L’AZIONARIO USANO LENTI DIVERSE
Gli investitori sul reddito fisso vedono il mercato italiano con lenti diverse da quelle usate dagli investitori in azioni? Forse sì. Nel senso che la lente del mercato dei bond mette nel conto la rete di protezione della Bce, che può essere stesa in qualunque momento se la situazione diventa pericolosa, mentre la lente della Borsa mette a fuoco una serie di altri fattori. Il primo è sicuramente un’economia che non schioda, soffre più delle altre economie europee la frenata tedesca, ma soprattutto non è accompagnata dalla politica sulla strada della ripresa. Il governo che governa da poco più di un anno non è tenuto insieme da una visione condivisa sulla crescita, ma dalla convenienza reciproca di essere al governo. A un certo punto questa convenienza si è incrinata, sembra irreparabilmente. Quindi una buona notizia. La rottura potrebbe essere la premessa per il ritorno, passando per le elezioni, a una maggioranza e a un governo più ‘convenzionali’, cementati da un programma condiviso sottoposto agli elettori e premiato dal voto, e non scritto su un ‘contratto’ di convenienza come quello firmato a fine maggio del 2018 dai leader di Lega e M5S e di cui il premier Conte sembra non riuscire più ad essere il garante...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge