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ECONOMICA - Sindacato all'angolo tra colpe proprie e attacchi altrui

Pubblicato 09.10.2015, 16:30
Aggiornato 09.10.2015, 16:39
ECONOMICA - Sindacato all'angolo tra colpe proprie e attacchi altrui

di Luca Trogni

MILANO (Reuters) - La rottura da parte della Confindustria delle trattative sul nuovo modello contrattuale è un ulteriore tassello nel mosaico del graduale declino in Italia delle parti sociali, sindacati ma anche associazioni di datori di lavoro, che negli anni Novanta sono state cruciali per portare l'Italia nell'euro.

L'accordo sulla concertazione, sottoscritto dalle parti sociali nel 1993 per tenere sotto controllo l'inflazione con la rilevante regia di Carlo Azeglio Ciampi, sembra appartenere a un'epoca lontanissima. E nel dibattito italiano si affaccia l'ipotesi di un mondo produttivo post-sindacale.

A ridurre lo spazio di manovra dei sindacati ha contribuito più di recente il Jobs Act che con il contratto a tutele crescenti inibirà molti neo-assunti dal sostenere battaglie all'interno del luogo del lavoro per paura di essere licenziati o demansionati.

Ora, la decisione di Giorgio Squinzi di interrompere gli incontri con le controparti e quindi l'incapacità delle parti sociali di trovare un accordo che dia maggiore spazio alla contrattazione aziendale rispetto alla nazionale, apre la porta all'intervento dell'esecutivo.

Il ministro Poletti ha ribadito nei giorni scorsi che il governo Renzi è pronto a entrare in gioco ed introdurre il salario minimo legale, altro passaggio che ridurrebbe il ruolo dei sindacati.

D'altra parte, le organizzazioni dei lavoratori non sembrano in grado di rinnovare alcun contratto di categoria, neppure quello dei chimici, da sempre laboratorio di intese all'avanguardia con gli imprenditori. Il brusco calo dell'inflazione ha svuotato infatti il principale obiettivo del contratto nazionale: l'incremento del salario nominale.

L'uscita dell'Italia dagli anni della crisi non sembra avere alcun effetto positivo per il sindacato, che sconta la polarizzazione del mercato del lavoro.

Nelle aziende in cui le cose vanno bene Cgil, Cisl e Uil sono scavalcate da azioni come quella del patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio che concede ai dipendenti miglioramenti salariali e benefit (come il job sharing interfamiliare in fabbrica). Nelle aziende e nei settori meno forti, come call center ed edilizia, il sindacato affonda nelle sabbie mobili del precariato.

Le rappresentanze dei lavoratori, inoltre, nonostante la situazione complessa antepongono ancora le rivendicazioni di componente alla ricerca di una posizione unitaria con cui confrontarsi.

Le crescenti divisioni tra Cgil, Cisl e Uil - ultimo esempio le diverse posizioni sul rinnovo del modello contrattattuale anche dopo la chiusura di Squinzi - indeboliscono il loro ruolo e spiegano le reazioni negative della controparte.

Disillusione dei giovani - anche molti di quelli con un posto di lavoro - e disaffezione di fette del mondo dei dipendenti di fronte a un sindacato molte volte più autoreferenziale che vicino ai lavoratori stanno poi favorendo un invecchiamento degli iscritti. Il numero dei pensionati ha ormai superato quello dei lavoratori, rappresentazione plastica della fatica nell'intercettare i nuovi arrivi nel mondo del lavoro.

Ma il principio di incanalare il conflitto in direzione di un accordo andrebbe tenuto in considerazione da tutti i soggetti che si confrontano con il sindacato anche oggi. Pena il rischio di arrivare a un punto dove il conflitto trova altre vie per esprimersi.

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