ROMA (Reuters) - Italia e Svizzera hanno concluso un nuovo accordo sullo scambio di informazioni che, secondo il ministero guidato da Pier Carlo Padoan, spingerà le adesioni alla 'voluntary disclosure'.
Il Dipartimento Finanze del Tesoro e l'Amministrazione federale delle contribuzioni elvetica hanno concluso un'intesa per rendere operativo lo scambio di informazioni a fini fiscali attraverso 'richieste di gruppo' in base alla Convenzione per evitare le doppie imposizioni.
L'accordo è in vigore dal 2 marzo 2017 e definisce le modalità operative per una specifica categoria di richieste di gruppo ammissibili.
"Esso rappresenta un ulteriore importante elemento di collaborazione tra i due paesi verso l'obiettivo di una maggiore trasparenza fiscale, a seguito dell'entrata in vigore (il 13 luglio 2016) del protocollo di modifica della Convenzione per evitare le doppie imposizioni tra Italia e Svizzera, che ha allineato lo scambio di informazioni tra i due paesi al più recente standard dell'Ocse", spiega Via XX Settembre.
Le richieste di gruppo potranno riferirsi a fatti e circostanze esistenti o realizzate a partire dal 23 febbraio 2015 (data di firma del protocollo) e - in linea con lo standard Ocse riguarderanno gruppi di contribuenti identificabili in base a determinati schemi di comportamento.
L'Accordo riguarda i 'contribuenti recalcitranti', cioè i clienti italiani a cui è stato richiesto dai propri istituti finanziari ma hanno rifiutato di fornire adeguate rassicurazioni sulla regolarità dei fondi depositati presso le istituzioni finanziarie svizzere interessate.
Secondo l'Italia, "la recente riapertura dei termini della voluntary disclosure rappresenta un'importante opportunità per i contribuenti italiani che intendono regolarizzare la propria posizione fiscale con riguardo alle attività detenute all’estero in violazione delle norme fiscali".
La procedura di collaborazione volontaria consente agli evasori che hanno occultato capitali in Italia o all'estero di mettersi in regola pagando tutto il dovuto, con sanzioni ridotte e senza conseguenze penali.
Dalla prima edizione della voluntary disclosure il Tesoro ha raccolto oltre 4 miliardi. La riapertura dei termini vale, secondo le stime governative, altri 1,6 miliardi.