di Luca Trogni e Giuseppe Fonte
ROMA/MILANO (Reuters) - L'Italia chiederà alla Commissione europea circa 13 miliardi di flessibilità sui conti del 2017.
Ad una settimana dal varo del Documento di economia e finanza (Def), fonti governative e a conoscenza del dossier spiegano a Reuters che il governo intende alzare il deficit programmatico del prossimo anno all'1,8-1,9% del Pil dall'1,1% indicato a settembre.
"Questo implica un margine di flessibilità pari a circa 0,75 punti di Pil", spiega una delle fonti.
Il quadro programmatico di quest'anno non subirà particolari scossoni: il Pil è visto in crescita dell'1,3/1,4% dal precedente +1,6%, mentre il target di deficit dovrebbe essere confermato al 2,4% o scendere al 2,3% del Pil.
Le fonti non chiariscono se i numeri implichino una piccola manovra correttiva, dal momento che la Commissione ha stimato il deficit italiano al 2,5% del Pil e ha chiesto "misure di aggiustamento entro metà aprile".
Il rapporto debito/pil sarà indicato ad un livello lievemente più basso del 132,6% di fine 2015.
Critico il capitolo privatizzazioni. Dopo che la quotazione di Ferrovie è slittata almeno al 2017 il governo ha allo studio la cessione di una nuova quota di Poste Italiane, ma non ha ancora preso una decisione definitiva.
In un'intervista a Reuters l'amministratore delegato di Poste, Francesco Caio, ha detto di aspettarsi che il Tesoro continui a ridurre la sua partecipazione nel gruppo fino a circa il 30% e di essere pronto ad affrontare la cessione di una ulteriore tranche anche già quest'anno.
Sinora l'unica operazione in corso è l'Ipo di Enav, società che gestisce e controlla il traffico aereo civile. Sul mercato dovrebbe finire sino al 49% del capitale, con proventi inferiori al miliardo di euro.
La vera partita è comunque sul 2017, quando, senza interventi correttivi, scatterebbero aumenti di Iva e accise per 15 miliardi, le cosiddette clausole di salvaguardia.
Finora la Commissione europea ha sostenuto che la flessibilità può essere attivata solo una volta. E l'Italia ha già chiesto di aumentare l'indebitamento netto del 2016 di un punto pieno, dall'1,4 al 2,4% del Pil.
Bruxelles al momento ha concesso solo un margine di 0,4 punti, rinviando a maggio il verdetto sull'ulteriore 0,6% del Pil.
Il premier Matteo Renzi punta a ridurre le tasse aumentando il deficit perché ritiene sufficienti i 25 miliardi di tagli alla spesa iscritti a bilancio tra 2014 e 2016..
Il governo quindi è orientato ad andare avanti per la strada della flessibilità. La Commissione Ue, è il punto di vista di Roma, non può chiedere a uno Stato che sta lentamente uscendo dalla più lunga recessione dal dopoguerra di ripiombare nella morsa dell'austerity.