Di Mauro Speranza
Investing.com – Mentre tutti gli occhi sono puntati sulle decisioni che arriveranno a breve da parte della Banca centrale europea per sostenere l'economia europea, i macro dati di oggi ci mostrano per l'ultima volta la situazione pre coronavirus.
In Italia il quarto trimestre 2019 ha visto un tasso di occupazione pari al 59,2%, ai massimi dal 2008, mentre il tasso di disoccupazione è calato al 9,7%, scendendo così dello 0,1% rispetto al dato precedente. Inoltre, nel mese di gennaio 2020 il tasso di disoccupazione è stabile in confronto a dicembre 2019 e quello di inattività in lieve crescita.
Nel quarto trimestre 2019, l’input di lavoro (ore lavorate), registra una diminuzione rispetto al trimestre precedente (-0,3%) e un lieve aumento in termini tendenziali (+0,3%). Tali dinamiche risultano coerenti con la fase di rallentamento dell’attività economica nell'ultimo trimestre (PIL -0,3%).
Le previsioni di Moody's
Secondo l'agenzia Moody's, però, l'impatto del coronavirus potrebbe far contrarre il Pil italiano dello 0,5%, rispetto alla precedente previsione che vedeva un aumento dello 0,5%. In particolare, le banche rischiano di veder aumentare i problemi sul lato degli impieghi, con un incremento dei crediti deteriorati che renderebbero le cessioni già programmate più difficili da compiere.
"La redditività delle banche sarà sotto pressione a causa della più debole attività di lending, un decremento delle operazioni che generano commissioni e più elevati costi del credito", dice Moody's in un report.
Le attuali condizioni difficili dei mercati finanziari probabilmente costringeranno le banche a sospendere temporaneamente i programmi di funding, almeno parzialmente", aggiunge l'agenzia di rating. "Questo, combinato con le moratorie sul rimborso dei crediti, metterà sotto pressione i buffer di liquidità", concludono gli esperti dell'istituto.
La produzione industriale nell'eurozona
A gennaio la produzione industriale nella zona euro aumentava del 2,3% su base mensile, mentre USA e Cina firmavano un accordo preliminare per allentare le tensioni sulla guerra commerciale.
Si trattava di un aumento nettamente superiore all'1,4% previsto dagli economisti intervistati dall'agenzia Reuters, e segnava una inversione di tendenza rispetto al calo dell'1,8% dello scorso dicembre.
Secondo l'ufficio di statistica dell'Unione europea Eurostat, tra le principali economie dell'eurozona la migliore performance era stata quella dell'Italia, che a gennaio balzava a del 3,7% su base mensile.
Buoni i dati anche della Germania, con un incremento del 2,7% della sua produzione industriale, mentre la Francia cresceva dell'1,2%.
Gli impianti manifatturieri stavano intensificando la produzione di beni intermedi, in rialzo del 3,2% su base mensile, un segnale che i produttori europei stavano cercando di riempire i gap nelle catene di approvvigionamento globali causati dal primo scoppio dell'epidemia in Cina.
Anche la produzione di beni capitali è aumentata del 2,6% a gennaio, indicatore di maggiori investimenti a fronte di un crescente ottimismo, in quel momento, da parte dei manager.
Su base annua, la produzione industriale nella zona euro è calata dell'1,9%, meno tuttavia del -3,1% previsto dal mercato e comunque un miglioramento rispetto al -3,6% di dicembre.