LONDRA (Reuters) - L'attività delle imprese della zona euro è diminuita molto più di quanto si pensasse ad agosto, con una contrazione particolarmente rapida in Germania, mentre sono ricomparse alcune pressioni inflazionistiche.
I dati degli indici dei responsabili degli acquisti (Pmi) di oggi complicano le cose per la Banca centrale europea, che tenta di domare l'aumento dei prezzi ancora incontrollato senza causare una recessione.
Secondo una stretta maggioranza di economisti intervistati da Reuters, a settembre la Banca centrale europea dovrebbe sospendere i rialzi dei tassi di interesse, nonostante l'inflazione elevata. Un ulteriore rialzo dei tassi entro la fine dell'anno rimane comunque possibile, dopo che la banca centrale ha intrapreso il ciclo di inasprimento più aggressivo di sempre.
"Il continuo e brusco calo dei dati Pmi metterà alla prova l'ottimismo della Bce sulla crescita", ha detto Mark Wall, capo economista europeo di Deutsche Bank (ETR:DBKGn).
"Ci aspettiamo che la Bce faccia una pausa a settembre, ma non è ancora chiaro se l'inflazione sia al livello desiderato dalla Bce. Una pausa non deve essere interpretata come un picco", ha aggiunto Wall.
L'attività nel settore dominante dei servizi è diminuita per la prima volta quest'anno e la contrazione della produzione manifatturiera è proseguita, ma ci sono stati, tuttavia, alcuni segnali di inversione di tendenza per le fabbriche.
L'indice Hcob composito dei responsabili degli acquisti (Pmi), a cura di S&P Global, considerato un buon indicatore della salute economica complessiva, è sceso a 47,0 in agosto rispetto al 48,6 di luglio, il valore più basso dal novembre 2020.
Il dato è ben al di sotto della soglia di 50 - che separa la crescita dalla contrazione - e inferiore a tutte le attese di un sondaggio Reuters che aveva previsto un leggero calo a 48,5.
Una parte dell'attività è stata trainata dalle imprese che hanno completato vecchi ordini, con l'indice del portafoglio ordini di lavoro ai minimi da giugno 2020, quando la pandemia Covid si stava espandendo a livello globale.
L'attività imprenditoriale in Germania, prima economia europea, si è contratta al ritmo più rapido da oltre tre anni, a causa dell'aggravarsi della flessione della produzione manifatturiera, accompagnata da una nuova flessione dei servizi, come risulta da un precedente sondaggio.
Le imprese rimangono pessimiste rispetto alle prospettive, poiché l'aumento dei tassi di interesse, l'incertezza dei consumatori e l'inflazione alta continuano a pesare sulla domanda.
In Francia, il settore dominante dei servizi è sceso ulteriormente, con il calo della domanda e dei nuovi ordini a suggerire che la seconda economia della zona euro ha subito una contrazione in questo trimestre.
Fuori dall'Unione europea, l'economia britannica sembra indirizzata a contrarsi nel terzo trimestre e rischia di finire in recessione, dato che il Pmi ha mostrato un crollo della produzione industriale e una più ampia debolezza di fronte all'aumento dei tassi di interesse.
Dopo i dati di oggi, i rendimenti dei titoli di Stato della zona euro e l'euro sono in ribasso, mentre i trader scommettono che la Bce possa presto sospendere i rialzi dei tassi di interesse.
SCIVOLA IL SETTORE DEI SERVIZI
Il Pmi relativo ai servizi della zona euro mostra una flessione a causa del calo della spesa dei consumatori indebitati, che avvertono il peso dell'aumento del costo del denaro.
La domanda è calata bruscamente perché i prezzi sono aumentati molto più velocemente di quanto vorrebbe la Bce. L'indice dei prezzi alla produzione dei servizi è rimasto elevato a 55,9, anche se il più basso da ottobre 2021 e inferiore al 56,1 di luglio.
"Un altro Pmi debole per la zona euro conferma un'economia fiacca con la recessione come rischio al ribasso. Le pressioni inflazionistiche per i servizi rimangono ostinate e le pressioni salariali continuano a creare preoccupazione", ha detto Bert Colijn di ING.
"Quest'ultimo dato rafforza le nostre attese che il ciclo di rialzi della Bce non sia ancora finito", ha sottolineato.
I dati ufficiali hanno mostrato un'inflazione del 5,3% a luglio, più che doppia rispetto all'obiettivo del 2% della Bce, ma ben al di sotto dei valori registrati alla fine dello scorso anno.
L'attività manifatturiera è in declino dalla metà del 2022, ma l'ultima indagine Pmi ha offerto qualche speranza che il picco negativo sia stato superato. L'indice principale è salito a 43,7 da 42,7, il primo rialzo in sette mesi, sorprendendo le stime del sondaggio Reuters che prevedevano un calo a 42,6.
L'ottimismo dei responsabili degli acquisti delle fabbriche è migliorato, suggerendo che per i produttori manifatturieri il peggio potrebbe essere passato.
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Stefano Bernabei)