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Cop29, cosa aspettarsi dall'accordo sui finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo

Pubblicato 25.11.2024, 15:41
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Domenica mattina, il presidente della Cop29, Mukhtar Babayev, ha annunciato il raggiungimento di un accordo su come i Paesi ricchi sosterranno finanziariamente i Paesi in via di sviluppo nella loro battaglia contro il cambiamento climatico.

Le parole di Babayev sono state accolte da un lungo applauso. La standing ovation, tuttavia, ha mascherato il clima conflittuale che ha caratterizzato i negoziati precedenti all'accordo. Lo scorso sabato, i colloqui sono arrivati pericolosamente vicini al fallimento dopo che i Paesi in via di sviluppo hanno abbandonato i colloqui, sospendendo temporaneamente le trattative.

La somma riparatoria fissata in 300 miliardi di dollari è stata aspramente criticata, definita come "misera" da un delegato dell'India. Un sentimento condiviso da molti dei presenti ai colloqui, in particolare dai rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo che avevano chiesto un importo di gran lunga superiore: 1.300 miliardi di dollari.

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Il presidente e amministratore delegato del World resources institute, Ani Dasgupta, ha dichiarato che l'importo finale è "un importante acconto verso un futuro più sicuro ed equo", ma ha ammesso che i Paesi più poveri e vulnerabili sono "giustamente delusi dal fatto che i Paesi più ricchi non abbiano messo sul tavolo somme più sostanziose dato che sono in gioco le vite di miliardi di persone".

Ora, l'attenzione si dovrà spostare su come il testo finale dell'accordo Cop29 sarà messo in pratica, e su come altri soggetti interessati possano contribuire a colmare il divario nel finanziamento per il clima.

Attori pubblici e privati dovranno contribuire a colmare il gap dei finanziamenti per il clima

Nel documento conclusivo della Cop29 è stato incluso un passaggio che chiedeva a tutte le parti di cooperare utilizzando "tutte le fonti di reddito pubbliche e private" per avvicinarsi alla cifra di 1.300 miliardi di dollari.

Si tratta di un invito alle banche multilaterali di sviluppo (istituti che hanno come mandato principale quello di ridurre la povertà e promuovere lo sviluppo economico), così come al settore privato, a contribuire a colmare il divario nei finanziamenti per il clima che i governi non sono in grado (o non vogliono) colmare da soli.

Ci si aspetta molto dalle banche multilaterali, che sono sostenute dai governi, in quanto finanziate dai contribuenti dei Paesi membri. Attualmente sono la principale, e in più rapida crescita, fonte di finanziamento per il clima nei confronti dei Paesi in via di sviluppo.

Questi istituti sono vincolati a fornire assistenza finanziaria di vario tipo alle regioni che ne hanno bisogno, a un tasso ridotto rispetto alle banche private. Ad esempio, il finanziamento di una linea ferroviaria necessaria per agevolare la crescita economica di una certa regione, o la concessione di un prestito per la costruzione di un impianto di produzione di energia rinnovabile.

Tra queste, la principale è la Banca Mondiale, mentre altri esempi sono la Banca asiatica di sviluppo con sede a Manila (nelle Filippine) e la Banca africana di sviluppo (AfDB) con sede ad Adbidjan (in Costa d'Avorio).

Le banche di sviluppo sono state il motivo principale per cui, nel 2022, il mondo ha raggiunto l'obiettivo fissato nel 2009 di finanziare i Paesi in via di sviluppo con cento miliardi di dollari all'anno per affrontare il cambiamento climatico. I finanziamenti per il clima, forniti ai Paesi in via di sviluppo da istituti come la Banca mondiale, sono più che triplicati tra il 2013 e il 2022, secondo il Creditor reporting system dell'Ocse.

In futuro, tuttavia, le banche multilaterali avranno bisogno di ulteriore assistenza se si vogliono raggiungere gli obiettivi prefissati.

Mukhtar Babayev, presidente della Cop29, applaude mentre partecipa alla plenaria di chiusura della Cop29, domenica 24 novembre 2024, Baku, Azerbaijan Rafiq Maqbool/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.

L'appello alle "fonti private" incluso nel testo finale della Cop29 ha come auspicio quello di spingere gli investitori privati, come le banche, a contribuire a colmare il divario e fare un passo avanti per avvicinarsi all'obiettivo di 1.300 miliardi di dollari.

Nel 2022, gli investitori privati sono stati responsabili di soli 22 miliardi di dollari di finanziamenti per il clima, molto meno dei (comunque insufficienti) 41 miliardi forniti dai governi stranieri.

A cosa serviranno i soldi

L'accordo raggiunto nel fine settimana sostituisce quello di 15 anni fa, che aveva imposto ai Paesi ricchi di destinare cento miliardi di dollari all'anno in finanziamenti per il clima ai Paesi in via di sviluppo.

L'accordo di Baku ha obiettivi simili e si propone di aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare le conseguenze, già in corso, dell'innalzamento della temperatura sulla Terra e dei cambiamenti climatici più in generale. Ciò comprenderà il finanziamento della transizione dai combustibili fossili all'energia pulita, nonché la realizzazione delle infrastrutture necessarie per installare su larga scala tecnologie come l'energia eolica e solare.

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Inoltre, le aree colpite da fenomeni meteorologici estremi avranno bisogno di fondi per adattarsi e prepararsi a eventi come inondazioni, tifoni e incendi. Anche le pratiche agricole dovranno diventare più resistenti agli eventi atmosferici estremi, così come l'edilizia.

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