La più alta corte dell'Ue a Lussemburgo ha stabilito che i consumatori non sono tenuti a comunicare la propria identità di genere scegliendo "signore" o "signora" alla compagnie ferroviarie se acquistano un biglietto online.
La sentenza ha fatto seguito a un ricorso contro il processo di acquisto online di Sncf Connect da parte dell'associazione francese Mousse presso l'autorità francese per la protezione dei dati Cnil, sostenendo che fosse contrario alle norme sulla privacy dell'Unione europea.
Mousse, che si batte per i diritti delle persone Lgbtqi+, ha sostenuto che chiedere agli utenti un titolo, che corrisponde a un'identità di genere, non soddisfa i requisiti del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) sulla riduzione al minimo della conservazione dei dati. L'atto obbliga le aziende a raccogliere il minor numero possibile di dati su una persona interessata.
Sncf ha dichiarato che conoscere l'identità di genere del cliente le consente di personalizzare le comunicazioni e di adattare i servizi, come ad esempio l'accesso alle carrozze per sole donne sui treni notturni.
Nel 2021, la Cnil ha respinto il reclamo di Mousse, sostenendo che la pratica non costituiva una violazione del Gdpr. L'associazione ha impugnato la decisione presso il Consiglio di Stato francese, che a sua volta ha chiesto un chiarimento alla Corte di Giustizia dell'Ue.
Perché la Corte ha dato ragione all'associazione
La Corte si è ora pronunciata in linea con il parere dell'avvocato generale Maciej Szpunar dello scorso luglio, secondo cui "la personalizzazione della comunicazione commerciale basata sulla presunta identità di genere in base al titolo del cliente non è indispensabile per consentire un contratto di trasporto ferroviario".In alternativa, l'azienda ferroviaria potrebbe scegliere di comunicare sulla base di espressioni generiche e inclusive quando si rivolge a un cliente, "che non hanno alcuna correlazione con la presunta identità di genere", ha affermato il tribunale.
L'associazione Mousse ha dichiarato in un comunicato che "i cittadini europei possono ora invocarla davanti ai tribunali nazionali e tutti gli enti pubblici e privati sono tenuti a rispettarla. In termini pratici, questa sentenza ha effetti diretti ma apre anche le porte a effetti indiretti che preannunciano importanti progressi per i diritti Lgbtqi+ in tutta l'Ue".