Secondo Amundi continuano a pesare sullo scenario europeo sia la Brexit che la guerra dei dazi, con la conseguenza di un costo elevato del rischio protezione in termini di tassi bassissimi dei titoli di Stato core
Le elezioni del nuovo Parlamento Europeo che si sono tenute dal 23 al 26 maggio hanno eliminato un importante fattore di incertezza che pesava sui mercati finanziari del continente. Anche perché i risultati, pure se sostanzialmente in linea con le previsioni dei sondaggi, hanno fatto emergere una piccola sorpresa “pro-istituzione”, vale a dire il fatto che le forze dichiaratamente europeiste rappresentano circa il 67% dei seggi del Parlamento, poco sotto il 70% pre-elezioni, con i due principali partiti storici, Socialisti e Ppe, che potrebbero costruire una maggioranza coalizzandosi con il centro liberale o con i Verdi, anche se con qualche difficoltà in più di quanto si era abituati nel passato. Ma sull’Europa continuano a pesare altre incertezze fondamentali che si chiamano Brexit e guerra dei dazi, con implicazioni importanti per le prospettive dei mercati.
PREFERENZA PER LE OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE SEMI-CORE
Didier Borowski, Eric Brard, Kasper Elmgreen e Tristan Perrier, rispettivamente Head of Macroeconomic Research, Head of Fixed Income, Head of Equities e Senior Economist di Amundi, analizzano lo scenario sia per quanto riguarda i bond che le azioni. Dal punto di vista del reddito fisso, gli esperti di Amundi ritengono che l’incertezza economica e l’aumento dello scenario di rischio manterranno il “costo della protezione” molto elevato e, di conseguenza, il rendimento dei titoli di Stato core rimarrà molto basso. Di qui la preferenza espressa per le obbligazioni semi-core, come quelle di Francia, Olanda e Austria, rispetto al Bund tedesco. Tra i periferici, Amundi vede valore in Spagna e Portogallo, mentre in Italia la pressione per maggiori stimoli fiscali probabilmente metterà sotto stress gli spread dei Btp e le banche che li hanno in portafoglio, aumentando la volatilità. Gli esperti di Amundi non vedono una grave minaccia nel breve periodo, perché Italia e Ue potrebbero trovare un accordo su un orientamento fiscale più flessibile, ma preferiscono adottare un atteggiamento prudente per il momento...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge