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Anfia: produzione italiana autovetture in calo del 67,8% a ottobre

Pubblicato 11.12.2024, 14:36
© Reuters.

Investing.com – È un quadro desolante quello disegnato dall’ultime rilevazioni statistiche sulle prestazioni del settore dell’auto. A ottobre 2024, secondo i dati Istat, la produzione dell’industria automotive italiana nel suo insieme registra un calo del 32,4% rispetto ad ottobre 2023, mentre nei primi dieci mesi del 2024 diminuisce del 21%.

Guardando ai singoli comparti produttivi del settore, si distingue in negativo l’indice della fabbricazione di autoveicoli (comprensivo di autovetture e veicoli commerciali leggeri e pesanti), che ad ottobre 2024 registra una variazione tendenziale del -40,4% e diminuisce del 27,2% nei primi dieci mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2023.

Inoltre, scendendo ancora più nello specifico, dai dati preliminari dell’Associazione nazionale della filiera automobilistica (Anfia) emerge che la produzione domestica delle sole autovetture ad ottobre 2024 ammonta a poco più di 16mila unità, in calo del 67,8% rispetto ad ottobre 2023. Nel cumulato dei dieci mesi, invece, sono state prodotte oltre 272mila autovetture, in diminuzione del 41,5% su gennaio-ottobre 2023.

Obiettivi elettrificazione lontani

“La situazione del settore automotive nel nostro Paese si prospetta sempre più complessa e incerta”, commenta Gianmarco Giorda, direttore generale di Anfia. “Gli obiettivi previsti di elettrificazione non sono stati raggiunti, e un mercato poco vivace, che non sta andando nella direzione sperata, contribuisce ad ostacolare anche la crescita dei volumi produttivi. Siamo infatti ancora ben lontani dal valore soglia del milione di veicoli leggeri prodotti.

Per questa ragione – conclude Giorda - resta importante creare le condizioni per risollevare i volumi produttivi, strutturando al più presto un piano di politica industriale che possa concretamente sostenere le nostre imprese, supportandole nella transizione energetica e favorendo gli investimenti in R&S per colmarne i gap di competitività”.

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