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Btp e spread non si fidano più di Lagarde, e i rendimenti tornano al 2013

Pubblicato 14.06.2022, 10:58
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Di Alessandro Albano 

Investing.com - Non migliora la situazione dopo il violento sell-off post BCE. Complici anche le aspettative per i rialzi dei tassi oltreoceano, il Btp decennale viaggia ai livelli del novembre 2013 (oltre il 4,1%), con spread sull'omologo Bund che si muove pericolosamente sui 248 punti base. 

Alta pressione anche sui cosiddetti titoli 'core', che fino a quattro mesi garantivano agli obbligazionisti rendimenti negativi: il francese a 10 anni registra uno yield del 2,28%, mentre il tedesco rende l'1,65%. 

Sembra chiaro che il mercato del credito non si fida più della strategia di Christine Lagarde e delle misure prese da Francoforte nella riunione di giovedì, come lo scudo anti-spread e la fine precoce del programma di quantitative easing che precede l'aumento dei tassi da 25 punti base nei meeting di luglio e settembre.

"La fine del quantitative easing rappresenta una chiara minaccia alla stabilità finanziaria", ha scritto in una nota Nicolas Forest, global head of fixed income di Candriam, sottolineando come lo spread italiano si sia "notevolmente allargato" dopo il meeting della banca centrale. 

"Anche se i mercati stanno speculando su un quadro di controllo dello spread, non è stato ancora presentato alcuno strumento aggiuntivo", ha affermato il manager, secondo il quale il rischio di frammentazione del mercato "è significativo e non c'è dubbio che la BCE dovrebbe fornire dettagli su un potenziale nuovo strumento nei prossimi mesi". 

Con un'inflazione Ue nell'ultimo mese ha toccato nuovi massimi, un altro cambio di narrativa è offerto dal movimento dei rendimenti reali, come sottolinea ad Investing.com Guido Gennaccari, noto trader e fondatore di Trading Room Roma. “Lo spread si muove nel range 240-250 bp con il rendimento del btp al 4% e l’inflazione al 7%, quindi con rendimenti reali negativi al -3%. Facendo un confronto con il 2011 lo spread era a 570 bp, il rendimento dei btp al 7,2% e l'inflazione al 3,7%, quindi con rendimenti reali positivi di 3,5%. Ecco, la differenza tra il 2011 ed oggi sta in questi 6,5% punti di rendimento reale che sono dovuti all’eccezionale espansione del bilancio della Bce".

"Sarà possibile attuare una politica monetaria restrittiva senza entrare in recessione o stagflazione?", chiede l'esperto, "dipende anche dalle politiche fiscali dei singoli stati e dell’Unione Europea, anche se i vincoli di bilancio sono compressi dagli alti debiti pubblici e lo spazio di manovra sembra ridotto".

"Oggi intanto potremo forse assistere alla discesa di un btp (a 30 anni cedola 1,7) sotto i 50 euro: da quanto non accadeva? Sicuramente i titoli di stato italiani saranno un occasione di acquisto, per il lungo periodo, quando l’equity avrà raggiunto un bottom e successivamente i tassi di interesse un top prima di tonare a politiche monetarie espansive”, aggiunge Gennaccari. 

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