Di Alessandro Albano
Investing.com - Il dibattito sulla fine del programma d'emergenza Pepp è ufficialmente iniziato a Francoforte, con diversi membri del Consiglio direttivo che nella giornata di ieri si sono schierati sui rispettivi fronti, in attesa del discorso della presidente Christine Lagarde nel pomeriggio di oggi.
La ripresa nell'Eurozona sta accelerando e, secondo le proiezioni, la regione dovrebbe tornare ai livelli pre-pandemici nel primo trimestre del 2022 mentre il mercato del lavoro potrebbe rivede i livelli pre-Covid entro il 2023. Il maggiore ottimismo sulla ripresa, che va di pari di passo con i timori per le ricadute sui prezzi, sta iniziando a riflettersi nei commenti di molti membri del Consiglio direttivo, inclusi quelli più 'dovish', come ad esempio il vicepresidente della BCE Luis de Guindos.
Il numero due ha infatti affermato che l'Eurotower inizierà a discutere di come porre fine alle misure di stimolo strardinarie "nel prossimo futuro", precisando in seguito che il dibattito "resta al momento prematuro". Le singole parole dei banchieri però contano e, nonostante l'ultima frase, quel "futuro prossimo" ha già iniziato a riecheggiare tra gli operatori.
Alla 'svolta' hawkish' di De Guindos, si sono aggiunte poi le posizioni tradizionalmente 'ortodosse' dei banchieri centrali di Austria e Germania che, quasi all'unisono, hanno riaffermato la necessità di una politica monetaria "più restrittiva per mantenere l'inflazione sotto controllo".
"Personalmente - ha affermato Weidmann ad a un evento bancario tedesco - il 2022 non sarà più un anno di crisi, se le previsioni sull'andamento della pandemia e le attese dei conseguenti effetti economici saranno confermate".
"Per non dover terminare bruscamente il Pepp, gli acquisti netti dovrebbero essere ridotti gradualmente in anticipo" ha poi aggiunto il numero uno della Bundesbank.
In un evento separato, il governatore della banca centrale austriaca Holzmann ha assecondato le attese di mercato che vedono il termine del Pepp a marzo 2022. "Non è ancora sicuro" ha detto il banchiere ad un evento Ubs seguito da Reuters, "ma al momento sembra che il termine sarà a marzo".
Nelle riunione dello corso 10 giugno, Francoforte ha sottolineato che il programma d'emergenza verrà mantenuto fino "alla piena ripresa economica", e "non prima del marzo 2022", ma con sempre più membri influenti che si spostano nell'ala dei 'falchi' è probabile che il tema verrà ampiamente discusso dopo l'estate.
A rimarcare le posizioni di accomodanti ci hanno pensato Fabio Panetta, membro italiano del consiglio esecutivo, e Francois Villeroy de Galhau, governatore della banca centrale francese, entrambi convinti del mantenimento del Pepp "finché necessario". Ma con un'altro membro influente come Isabel Schnabel che spinge per una normalizzazione delle politica monetaria, le dichiarazioni recenti non fanno altro che rimarcare lo scontro interno al consiglio direttivo di Francoforte.
"Anche se due dei membri più accomodanti del consiglio direttivo della BCE, il capo economista Philip Lane e la stessa presidente Christine Lagarde, continuano a mantenere un tono cauto", affermano da SGH Macro Advisors, "sospettiamo che questo sia più un tentativo di ancorare l'inizio al processo di normalizzazione".
Secondo gli advisor, "si sta allontanando la sensazione che le condizioni attuali del PEPP siano necessarie a questi livelli per molto più tempo".