Di Alessandro Albano
Investing.com - Sono due i rischi principali che Standard & Poor's vede per l'economia globale: 1) le pressioni inflazionistiche strutturali, che richiedono una risposta di politica monetaria "più forte e più duratura da parte delle banche centrali"; e 2) il trascinarsi della guerra Russia-Ucraina, che "esacerba la crisi energetica in corso e l'aumento dell'avversione al rischio".
Nell'ultimo report intitolato "Global Credit Conditions Downside Scenario: Inflation, Geopolitics Are Twin Threats To Our Base Case", l'agenzia di rating ha sviluppato uno scenario negativo sulla base di un set coerente di proiezioni negative presentate per le principali aree economiche per il periodo 2022-2025.
Uno scenario che, secondo le stime di S&P, ha "circa una probabilità su tre" di realizzarsi, e in cui l'Europa si troverebbe ad essere ragione la più colpita. La crescita dell'area valutaria sarebbe di 90 punti base più debole rispetto allo scenario di base nel 2023, con la Germania che potrebbe subire "una recessione prolungata" caratterizzata da "una crescita inferiore di 1,2 punti percentuali nel 2023 e di 90 punti base nel 2024".
L'inflazione tedesca sarebbe, in questo quadro, di "1-2 punti percentuali più alta rispetto al caso di base nel 2023" e diminuirebbe gradualmente, rimanendo al di sopra dell'obiettivo "fino al 2025".
Per gli Stati Uniti, nello scenario di S&P l'inflazione rimarrebbe elevata per più tempo, spingendo la Federal Reserve a continuare ad aumentare i tassi in modo aggressivo, a cui si aggiunge la contrazione dei risparmi legati alla pandemia e una continua diminuzione della spesa dei consumatori "tra la metà del 2023 e l'inizio del 2024".
Con i rialzi cumulativi dei tassi che man mano prendono piede, cambia anche il quadro macro Usa che, nello scenario dii base di S&P dovrebbe registrare una "recessione poco profonda", mentre nel scenario peggiore "si aggrava e dura più a lungo", spingendo il PIL 2023 "al di sotto della nostra previsione di base di una contrazione dello 0,1%".
Guardando gli altri mercati, nell'Asia-Pacifico lo scenario negativo avrebbe "un effetto moderato sulla crescita", e "particolarmente modesto" nelle grandi economie della regione guidate dalla domanda interna, come Cina, India e Indonesia.
Dall'altra parte, la combinazione di una domanda esterna più lenta e di una fiducia più debole avrebbe un effetto maggiore su economie come la Corea del Sud e Taiwan, dove le esportazioni sono più importanti.
Infine, un rallentamento globale più marcato, condizioni finanziarie più rigide e prezzi dell'energia più elevati renderebbero il 2023 "più cupo" per le economie dei mercati emergenti. Tra gli EM, la Polonia e il Messico sarebbero i più colpiti, dati "i loro significativi legami economici con le economie europee e statunitensi".