A cura di Mauro Speranza
Investing.com - Si attende oggi a mercati chiusi il giudizio di Moody’s sull’Italia con il Ftse Mib che sembra frenato dall’attesa, restando intorno alla parità.
Non danno una scossa al principale indice italiano neanche i dati sul fatturato e gli ordinativi diffusi oggi dall’Istat, risultati migliori delle attese. Gli ordinativi italiani sono cresciuti dell’1,8% su base mensile e ha visto un calo dell’1,2% su base annua, mentre i precedenti dati vedevano rispettivamente -1,4% e -4,7%.
L’agenzia di rating Moody’s aveva già abbassato il suo giudizio sull’Italia ad ottobre, portandolo a Baa3, mettendo il nostro paese appena un livello superiore sopra il grado speculativo, ovvero il livello dei paesi a forte rischio.
L’agenzia di New York viene spesso definita come la più “spietata” nei suoi giudizi e il rischio di un downgrade rimane, nonostante gli altri istituti di rating, S&P e Fitch avevano dato all’Italia due livelli sopra il “Junk”, corrispondente allo speculativo.
Con il downgrade, a rischiare sono i conti pubblici di un paese, in quanto molti fondi potrebbero liberare i portafogli dai nostri titoli di stato, portando ad un aumento dello spread e, di conseguenza, a maggiori interessi sul debito.
Le agenzie di rating e la loro valutazione
Le agenzie di rating si occupano di valutare il “merito di credito” delle aziende che emettono titoli, delle agenzie, degli Stati e di un particolare strumento finanziario.
La valutazione delle agenzie si basa sui bilanci, sui fondamentali economici e quelli finanziari di un paese. Il giudizio, dunque, prende in esame la solidità e la solvibilità di un emittente, cioè la capacità di restituire il denaro che prende in prestito.
Prima di procedere, l'agenzia deve necessariamente avvisare di aver posto sotto osservazione le prospettive di rating, esplicitando se lo ha fatto con implicazioni postive o negative. Titoli con rating molto bassi possono essere rifiutati dalla Bce come collaterali nelle operazioni di finanziamento del sistema bancario.