I dati sull’occupazione Usa possono essere uno specchio distorto, ma la strada verso i target di Fed e Bce è tracciata, anche se può essere accidentata per continue tensioni geopolitiche in Medio Oriente
Dopo la cavalcata finale del 2023 nel segno di inflazione sconfitta e tagli dei tassi in arrivo, il 2024 è dei mercati è partito in frenata proprio per il ritorno di timori sull’inflazione, alimentati da un dato forte sull’occupazione Usa e preoccupazioni di spinte sui prezzi energetici dalle turbolenze in Medio Oriente e nel Mar Rosso, che potrebbero essere supportate dai dati in arrivo sui prezzi al consumo americani di dicembre. Circola anche la preoccupazione opposta, che un declino troppo marcato possa indicare un’economia indebolita oltre le attese dalla raffica di rialzi della Fed. Il consensus rilevato da Reuters punta a un aumento mensile dello 0,2% dopo lo 0,1% di novembre.
ATTENZIONE SU BANCHE CENTRALI E BIG BANCARI USA
Anche nel resto del mondo, dall’Australia, alla Cina fino al Giappone l’attenzione degli investitori è concentrata sui dati dell’inflazione per capire la direzione delle prossime mosse delle banche centrali. Intanto sono in arrivo anche i risultati trimestrali e annuali dei colossi bancari Usa, da JP Morgan (NYSE:JPM) a BofA e Citi, i cui conti nello scorso anno sono stati supportati proprio dai rialzi dei tassi della Fed, compensando il calo del business dell’investment banking. Sotto i riflettori anche alcuni settori in sofferenza, come l’immobiliare commerciale, e la tenuta della spesa dei consumatori, finora instancabili soprattutto in Usa...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge