Di Ambar Warrick
Investing.com - La Banca del Giappone ha mantenuto il suo tasso di riferimento ai minimi storici questo martedì, ma ha ampliato la fascia di oscillazione dei rendimenti dei titoli di Stato di riferimento, mentre il Paese è alle prese con un’inflazione crescente.
La mossa ha visto lo yen salire di oltre il 2% a 133,62 contro il dollaro, dato che dà credito alle speculazioni secondo cui la BoJ potrebbe eventualmente inasprire la politica di fronte all’inflazione elevata.
La banca centrale ha dichiarato che aumenterà l’intervallo di fluttuazione dei rendimenti dei Bond del governo giapponese a 10 anni (JGB) a un valore compreso tra lo 0,5% e lo 0,5%, da un intervallo negativo dello 0,25% allo 0,25%.
La decisione dimostra che l’aumento dell’inflazione nel Paese sta portando la BoJ a rivedere potenzialmente la sua posizione sulla pressione dei prezzi. Secondo un rapporto pubblicato all’inizio della settimana, il governo starebbe valutando la possibilità di rivedere l’obiettivo della BoJ in materia di inflazione, dato che a novembre l’inflazione al consumo è salita ai massimi da 40 anni.
Tuttavia, la possibilità di un cambiamento dalla posizione ultra-accomodante della banca sembra essere lontana. Martedì la banca ha mantenuto il suo obiettivo del 2% per l’inflazione annuale, anche se il indice dei prezzi al consumo ha registrato un tasso annuo del 3,7% in ottobre.
La BoJ ha mantenuto il suo tasso di interesse di riferimento a breve termine a un livello negativo dello 0,1%, dopo averlo mantenuto a livelli bassissimi per quasi un decennio, e ha mantenuto il suo tasso di interesse a lungo termine allo 0%.
La banca centrale ha inoltre promesso di mantenere le sue misure di quantitative easing, che comprendono l’acquisto di debito e di fondi negoziati in borsa per aumentare le condizioni di liquidità, poiché l’economia giapponese è rimasta sotto pressione.
Nel terzo trimestre la crescita economica giapponese si è inaspettatamente contratta, a causa dell’elevata inflazione che ha pesato sui consumi locali, mentre il calo della domanda estera ha intaccato le esportazioni.
Il Paese sta affrontando le crescenti pressioni dovute al forte calo dello yen di quest’anno, determinato soprattutto dall’aumento del divario tra i tassi di interesse locali e quelli statunitensi. Anche la volatilità dei mercati delle materie prime, causata dalla guerra tra Russia e Ucraina, ha fatto lievitare il costo delle importazioni energetiche chiave del Giappone.
Ma le speculazioni su un potenziale cambiamento di politica da parte della BoJ hanno aiutato lo yen a risalire dai minimi di 30 anni toccati a ottobre. Un continuo aumento dell’inflazione potrebbe mettere la BoJ sotto pressione per un eventuale inasprimento della politica.