Negli Stati Uniti, se vincesse Trump con i Repubblicani, potrebbero essere favorite le small cap, le banche regionali, le società di servizi finanziari, la tecnologia e l’energia tradizionale
Nel 2024 andranno alle urne gli elettori di circa la metà della popolazione adulta dei Paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo, equivalente ad oltre il 50% del PIL globale. Un lungo elenco di appuntamenti elettorali da Taiwan, all’India, dal Sudafrica all’Iran, dalla Corea del Sud al Messico, dall’Unione Europea agli Stati Uniti, solo per citare i più importanti. “Le elezioni di oggi hanno un peso diverso rispetto a venti o trent’anni fa: siamo transitati dalla fase unipolare degli anni Novanta a un’era multipolare più frammentata” tengono a sottolineare Nicole Vettise, Managing Director e Client Portfolio Manager e Nial O’Sullivan, Chief Investment Officer—Multi-Asset Class, EMEA di Neuberger Berman
LE ELEZIONI PRESIDENZIALI USA DEL 5 NOVEMBRE
I due manager concentrano la loro attenzione sulle presidenziali del 5 novembre negli USA, attingendo dalle serie storiche del passato per trarre qualche indizio. “Dagli anni Quaranta l’azionario statunitense ha reagito in modo più favorevole a una “vittoria schiacciante” dei repubblicani alla presidenza e al Congresso, che non ad un presidente repubblicano che deve far fronte ad una legislatura divisa. Gli investitori sembrano quindi preferire un presidente Democratico piuttosto che Repubblicano da abbinare a un Congresso diviso o di opposizione” riferiscono Vettise e O’Sullivan...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge