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OCSE: Tassi Bce devono rimanere elevati, per l'Italia è fondamentale il PNRR

Pubblicato 07.06.2023, 10:18
© Reuters.

Investing.com - La crescita globale si è stabilizzata ma resta fragile, con prospettive modeste e un peggioramento delle tensioni finanziarie. Sono le indicazioni inserite nel nuovo outlook economico dell'OCSE, nel quale vengono evidenziati diversi rischi per l'economia.

Tra questi la possibilità che l'inflazione si riveli "più persistente del previsto" e che l'impatto negativo dell'aumento dei tassi di interesse sui mercati finanziari e sull'attività economica possa essere più rivelarsi "più ampio delle attese".

Secondo l'organizzazione, "sono necessarie politiche ben calibrate per attenuare l'impatto della recente sequenza di shock negativi sull'economia globale, ripristinare la stabilità economica e rafforzare le prospettive di un miglioramento forte, inclusivo e sostenibile del tenore di vita".

In generale, l'OCSE ha rivisto le stime sul PIL globale in rialzo dello 0,1% al +2,7% nel 2023 dal +3,3% del 2022, con una lieve accelerazione al 2,9% nel 2024.

L'inflazione è vista ora per le economie del G20 al 6,1% per quest'anno dal 7,8% del 2022, e al 4,7% il prossimo anno.

Eurozona

L'area valutaria dovrebbe crescere di un modesto 0,9% nel 2023 e dell'1,5% nel 2024 rispetto al 3,5% del 2022. L'inflazione, invece, è vista ancora su livelli elevati: al +5,8% quest'anno in termini armonizzati, e al 3% nel 2023.

L'OCSE fa sapere che "l'inflazione persistente, il calo dei redditi e l'elevata incertezza a seguito delle recenti turbolenze nel settore bancario richiedono azioni politiche coordinate e risolute".

Le misure fiscali adottate durante la crisi energetica, invece, devono essere "gradualmente ritirate" per contenere il debito pubblico ed evitare di fornire stimoli fiscali in un momento di alta inflazione. Mentre le condizioni monetarie, e quindi i tassi alti, devono rimanere "rigide per ridurre in modo duraturo l'inflazione".

Italia

La crescita dovrebbe scendere dal 3,8% nel 2022 all'1,2% nel 2023 e all'1% nel 2024, con l'inflazione elevata che "sta erodendo i redditi reali a fronte di una crescita salariale contenuta".

Le condizioni finanziarie, aggiunge l'organizzazione, si stanno restringendo e il sostegno fiscale eccezionale legato alla crisi energetica viene gradualmente ritirato, "pesando sui consumi privati e sugli investimenti".

Viene poi lanciato un avvertimento sui ritardi nell'attuazione del National Recovery and Resilience Plan (NRRP) che "potrebbero ridurre la crescita del PIL".

"La rapida attuazione delle riforme strutturali e dei piani di investimento pubblico previsti dal PNRR sarà fondamentale per sostenere l'attività nel breve termine e per gettare le basi di una crescita sostenibile nel medio termine", sottolinea ancora il documento economico.

Stati Uniti

Il PIL reale dovrebbe crescere dell'1,6% nel 2023 e dell'1,0% nel 2024, mentre "l'impatto ritardato dell'inasprimento della politica monetaria e un ulteriore aumento del tasso sui federal funds peseranno sulla crescita economica".

"Con il rallentamento della domanda, l'occupazione dovrebbe diminuire e il tasso di disoccupazione dovrebbe salire gradualmente verso il 4½% nel 2024", mentre "la crescita salariale si modererà ulteriormente insieme alle pressioni inflazionistiche".

L'OCSE avverte però che le prospettive economiche potrebbero peggiorare se "l'aumento dei tassi di interesse mettesse in luce ulteriori fragilità finanziarie". Dal lato positivo, una disinflazione più rapida del previsto potrebbe consentire "un allentamento anticipato della politica monetaria a sostegno della crescita economica".

Cina

Secondo l'OCSE alla fine Pechino riuscirà a riprendersi dal lungo lockdown dovuto al Covid, con l'economia prevista in aumento al 5,4% nel 2023 e al 5,1% nel 2024.

L'abolizione delle restrizioni, viene precisato nell'outlook, "ha liberato la domanda repressa di servizi di persona, aumentando le entrate nei settori dei servizi duramente colpiti dalle chiusure, come il turismo e l'intrattenimento", mentre l'allentamento delle norme prudenziali relative agli alloggi e la riduzione dei costi dei mutui hanno "stabilizzato le vendite di immobili".

Inoltre, "la politica monetaria è diventata più favorevole con una serie di tagli ai tassi di interesse e agli obblighi di riserva".

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