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"Povero Draghi", l'ex BCE sfiduciato dalla politica italiana

Pubblicato 27.07.2022, 10:01
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Di Scott Kanowsky

Investing.com – “Povera Italia” è uno degli hashtag che va per la maggiore su Twitter (NYSE:TWTR) dopo l’ultimo show offerto dalla politica italiana. Ma forse dovrebbero scrivere “povero Draghi”.

Mario Draghi, il primo ministro italiano uscente, ha rassegnato le sue dimissioni la scorsa settimana dopo che tre dei partiti che inizialmente formavano con lui un governo di unità nazionale hanno boicottato il voto di fiducia. Subito dopo la sua uscita di scena, Draghi ha ricevuto molta solidarietà sia in casa che all’estero.

Un giornale italiano ha accusato gli oppositori di Draghi di aver “affondato” il settantaquattrenne ex presidente della Banca Centrale Europea. Un altro ha dichiarato che è stato “tradito”, mentre in Regno Unito Draghi è stato paragonato alle maggiori figure dell’Antica Roma: il Financial Times lo ha paragonato a Cincinnato, un uomo ripescato dalla pensione per rispondere al grido d’aiuto di una nazione; sul The Guardian Draghi è stato paragonato a Giulio Cesare, “pugnalato alle spalle” da politici minori.

Ma, anche se uscirà di scena, Draghi gode di una grande e meritata ammirazione per la sua leadership offerta in alcuni dei momenti più difficili per l’Europa. 

Come Presidente della BCE, si era impegnato a fare “tutto il necessario” per salvare la zona euro, pronunciando il famoso "whatever it takes" che ieri ha festeggiato i primi 10 anni. Poi, in qualità di premier a partire da febbraio 2021, ha spinto la ripresa dell’Italia dalla pandemia ed ha convinto l’Unione Europea a destinare 200 miliardi di euro come salvataggio post-Covid del paese. È stato anche un aperto oppositore e critico dell’invasione russa dell’Ucraina, in barba ai timori per le forniture energetiche e ai legami che alcuni dei suoi colleghi hanno con il Cremlino.

Ma Draghi, con l'avvicinarsi della scadenza della legislatura, si è scontrato con i membri della sua stessa coalizione (Movimento Cinque Stelle, Forza Italia e Lega) su temi particolarmente insidiosi come bonus edilizi, imposte e l’apertura dei monopoli alla competizione.

Il caos di Palazzo Madama ha colpito ulteriormente il mercati del debito. Il rendimento dei decennali è decisamente aumentato, facendo salire il differenziale con gli omologhi tedeschi, un barometro fondamentale per il cosiddetto "rischio Italia".

Il collasso del governo Draghi giunge al termine nonostante i tentativi dei suoi sostenitori, prima di tutto quello della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che a giugno ha dichiarato ai media italiani che Draghi “è un vero europeo e ha una grande esperienza”, aggiungendo che "la cooperazione tra Draghi e Bruxelles è molto importante”.

Sicuramente lo è. Infatti uno dei motivi per cui è stato scelto Draghi è proprio per negoziare le riforme necessarie per assicurarsi che l’Italia ottenga il suo recovery fund dall’UE. Roma riceverà la parte maggiore del fondo e il successo dello strumento sarà determinato da come verrà utilizzato per l’economia italiana. Ma l’uscita di Draghi getta molti dubbi sul raggiungimento degli obiettivi prefissati dal PNRR. 

Intanto, la BCE ha presentato un nuovo strumento (TPI) per prevenire lo scoppio dei mercati del debito dei paesi periferici e anche dei paesi meno indebitati nella zona euro, ma la fine del mandato Draghi renderà il compito ancora più complicato. Il nuovo strumento della banca centrale è stato rilasciato con una lista di criteri di eleggibilità, come la sostenibilità fiscale e la mancanza di squilibri macroeconomici, che il nuovo governo a Roma potrebbe non proseguire.

"Per l'Italia ci sono una serie di possibili trappole, che saranno l’oggetto di molte analisi nei prossimi mesi. Le sfide sono importanti ma non insuperabili per il prossimo governo italiano”, hanno scritto David March ed Ellie Groves all’Official Monetary and Financial Institutions Forum con sede a Londra.

L’Italia deve affrontare un futuro incerto. Ma non è senza una guida: Draghi resterà in carica per gli affari correnti fino alle elezioni anticipate del 25 settembre, e resta da vedere se l’eredità delle riforme che ha implementato andrà avanti.

Povero Draghi, bisognerebbe dire.

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