La crisi di liquidità del colosso immobiliare cinese rischia di creare una bufera sull’economia del Dragone, ma la Cina corre ai ripari per limitare i danni
La scatola di cristallo che sembrava avvolgere la Cina negli ultimi decenni sta scricchiolando. Prima il rallentamento della crescita, come dimostrato dagli ultimi dati delle vendite al dettaglio che hanno sorpreso in negativo il mercato, poi il caso Evergrande che rischia di rivelarsi la più grande bancarotta aziendale nella storia cinese. Quella che ormai viene definita come la “Lehman Brothers” orientale, facendo chiara allusione al fallimento della banca d’affari americana che, nel 2008, scatenò un effetto a catena su tutto il mercato finanziario mondiale, potrebbe oggi avere lo stesso significativo impatto negativo sull’economia globale.
I DANNI COLLATERALI SULLA CINA
Pechino ora è impegnata a minimizzare le onde d’urto e i danni collaterali per i fornitori, i clienti, il sistema bancario e le imprese di costruzione, mentre si intravedono poche ragioni per salvare il gigante immobiliare, come fanno notare gli analisti di Raiffeisen Capital Management. “Pagare la cauzione” rappresentata da Evergrande manderebbe il segnale sbagliato al mercato, ma nello stesso tempo la crescita del credito e l’attività edilizia potrebbero subire forti ripercussioni con conseguenze negative per l’economia e i prezzi delle materie prime. Lo scenario è quello di una “detonazione controllata”, ma potranno sempre esserci complicazioni impreviste ed effetti a catena. Tuttavia, le condizioni sono abbastanza buone affinché il sistema finanziario e il mercato immobiliare ne escano senza grossi danni, secondo Raiffesen. È probabile che il credito e lo stimolo fiscale guadagneranno slancio verso l’alto nel quarto trimestre e che l’economia cinese si riprenderà nella prima metà del 2022...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge