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Arriva il mese delle sorprese possibili sul tavolo del Forex

Pubblicato 06.08.2018, 10:40
Aggiornato 06.08.2018, 09:00
Arriva il mese delle sorprese possibili sul tavolo del Forex

Arriva il mese delle sorprese possibili sul tavolo del Forex

Il lavoro ‘vero’ a Wall Street riprende solo il 4 settembre, dopo il Labor Day. Ad agosto possono presentarsi occasioni interessanti, ma da cogliere al volo. Soprattutto sul mercato valutario, che si diverte a sorprendere a mezza estate.

La seduta di venerdì 3 agosto è stata l’ultima a tempo pieno di Wall Street, da lunedì 6 si entra in fase estiva e si riparte veramente martedì 4 settembre, il giorno dopo la festa del Labor Day che da sempre segna il ritorno al lavoro di trader, broker e investitori. Ovviamente il mercato non chiude, anzi proprio ad agosto gli scambi sottili e i titoloni dei giornali, che nel mese del Leone non mancano mai, possono causare scossoni importanti, e magari offrire occasioni da cogliere. Ma da cogliere al volo. Agosto non è il mese per prendere posizioni strategiche, tutto quello che succede da qui al 3 settembre non è un trend e deve essere validato dal mercato ‘vero’. Lo sa bene chi ad agosto 2015 ha colto l’occasione di entrare sul tonfo di 230 punti dello S&P 500 causato da timori cinesi per uscire subito sul rimbalzo nell’ultimo scorcio del mese. Quindi occhio alle bizze possibili di Wall Street e delle altre Borse, ma anche tempo sotto l’ombrellone o all’ombra degli abeti alpini per guardare e studiare la big picture, possibilmente senza farsi influenzare troppo da giornali e tv, che hanno il problema di trovare un titolo al giorno (o all’ora nel secondo caso) anche se non sta succedendo niente.

GUARDARE IL FOREX

La bussola per orientarsi nella big picture globale è indubbiamente il Forex, il mercato trilionario delle valute che non si ferma mai. E che non è fatto solo di Euro, Dollaro, Yen, Franco Svizzero, Sterlina, Canada e Australia. E’ fatto anche di Won coreano, Rand sudafricano, Peso argentino, Real brasiliano, Lira turca e, perché no? Lev bulgaro e Leu rumeno. Ma andiamo con ordine. Si parla moltissimo di dollaro forte, ma se andiamo a vedere, contro euro è poco più dell’un per cento più forte di un anno fa. Si parla molto anche di una Cina che svaluta aggressivamente la sua moneta, lo Yuan o Remninbi se si preferisce, ma sempre rispetto a 12 mesi fa l’aggressiva svalutazione in risposta alla guerra dei dazi lanciata da Trump si ridimensiona a un calo del 2%, meno del Pound britannico, eppure nessun giornale titola sulla guerra valutaria dichiarata da Londra a Washington. In realtà, rispetto a un anno fa, le quattro monete relativamente più forti rispetto al dollaro sono state proprio Euro e Yuan insieme a Yen e Taiwan. Rispetto a un anno fa l’indice DXY, che misura la forza del biglietto verde rispetto alle principali valute del globo, viaggiava intorno a 94, ora è poco sopra 95. Ma così non è andata per alcune valute.

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CHI HA FATTO PEGGIO

La maglia nera degli ultimi 12 mesi va al Peso argentino, che contro dollaro ha perso oltre il 57%, seguito dalla Lira turca con un -38% e passa, e dal Real Brasiliano con -20,7%. Seguono in questa classifica la Rupia indiana e il Dollaro australiano con cali di oltre l’8% seguiti dal Won con poco meno. Il Rublo russo che potremmo immaginare ‘massacrato’ dalle sanzioni occidentali ha contenuto il ribasso contro dollaro al 6,3% mentre contro euro ha fatto ancora meglio: ce ne volevano 70 per comprare un euro 12 mesi fa, oggi serve qualcosa più di 73. Un caso interessante è la Lira turca. Abbiamo letto tutti sui giornali che a causa dell’alta inflazione e di una Banca Centrale politicizzata che non vuol alzare adeguatamente i tassi è precipitata ai minimi storici contro dollaro. Un anno fa un biglietto verde comprava 3,5 lire, oggi ne compra qualcosa più di 5. Chi si è giocato il Dollaro contro Turchia ha portato a casa un bel 30%. Restando in zona un’altra valuta interessante ma meno gettonata è il Lev bulgaro, strettissimamente agganciato all’Euro con un rapporto stabilizzato di 2 a 1 ma non così verso il Pound britannico. Prima della Brexit con una Sterlina si compravano quasi 3 Lev, ora poco più di 2.

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IL CASO AUSTRALIANO

Un’altra storia interessante è l’Australia, il dollaro dei canguri è da sempre una valute delle più volatili rispetto al cugino a stelle e strisce, perché segue il ciclo delle commodity, che è inverso rispetto al Dollaro USA. Dal picco della parità toccato più volte tra il 2011 e il 2013 ora vale un quarto di meno, ma dai minimi storici avrebbe ancora altra metà strada da fare. Su Euro è molto meno volatile. Giocarsi al rialzo o al ribasso i due dollari è un po’ come scommettere pro o contro il biglietto verde con un ETF a leva 2. Una variante è Australia/Nuova Zelanda, i due dollari sono legati ma la volatilità non manca, perché i cicli delle commodity sono diversi, energia e metalli il primo e catena alimentare il secondo, noto anche come Kiwi.

BOTTOM LINE

Il Forex è una giungla affascinante e pericolosa. Quasi tutti i broker offrono la possibilità di giocare sul margine, con poche migliaia di dollari se ne possono muovere centinaia di migliaia, e anche più. Senza parlare di opzioni e altri derivati. Ma il margine può erodersi molto rapidamente e poi allora bisogna coprire, e quindi alzare la posta, o accettare la perdita. Agosto è da sempre il mese delle sorprese sul tavolo del Forex, vedi lo sganciamento del dollaro dall’oro il 13 agosto del 1971, ma anticiparle è come indovinare il numero secco alla roulette. Come sul tavolo verde, per giocare al Forex serve un ‘sistema’ fatto di strategie, piani B, coperture e hedging, non basta tirare a indovinare.

(dalla rubrica “Caffè scorretto” della newsletter settimanale di FinanciaLounge)


** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge


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