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La seduta di venerdì 3 agosto è stata l’ultima a tempo pieno di Wall Street, da lunedì 6 si entra in fase estiva e si riparte veramente martedì 4 settembre, il giorno dopo la festa del Labor Day che da sempre segna il ritorno al lavoro di trader, broker e investitori. Ovviamente il mercato non chiude, anzi proprio ad agosto gli scambi sottili e i titoloni dei giornali, che nel mese del Leone non mancano mai, possono causare scossoni importanti, e magari offrire occasioni da cogliere. Ma da cogliere al volo. Agosto non è il mese per prendere posizioni strategiche, tutto quello che succede da qui al 3 settembre non è un trend e deve essere validato dal mercato ‘vero’. Lo sa bene chi ad agosto 2015 ha colto l’occasione di entrare sul tonfo di 230 punti dello S&P 500 causato da timori cinesi per uscire subito sul rimbalzo nell’ultimo scorcio del mese. Quindi occhio alle bizze possibili di Wall Street e delle altre Borse, ma anche tempo sotto l’ombrellone o all’ombra degli abeti alpini per guardare e studiare la big picture, possibilmente senza farsi influenzare troppo da giornali e tv, che hanno il problema di trovare un titolo al giorno (o all’ora nel secondo caso) anche se non sta succedendo niente.
La bussola per orientarsi nella big picture globale è indubbiamente il Forex, il mercato trilionario delle valute che non si ferma mai. E che non è fatto solo di Euro, Dollaro, Yen, Franco Svizzero, Sterlina, Canada e Australia. E’ fatto anche di Won coreano, Rand sudafricano, Peso argentino, Real brasiliano, Lira turca e, perché no? Lev bulgaro e Leu rumeno. Ma andiamo con ordine. Si parla moltissimo di dollaro forte, ma se andiamo a vedere, contro euro è poco più dell’un per cento più forte di un anno fa. Si parla molto anche di una Cina che svaluta aggressivamente la sua moneta, lo Yuan o Remninbi se si preferisce, ma sempre rispetto a 12 mesi fa l’aggressiva svalutazione in risposta alla guerra dei dazi lanciata da Trump si ridimensiona a un calo del 2%, meno del Pound britannico, eppure nessun giornale titola sulla guerra valutaria dichiarata da Londra a Washington. In realtà, rispetto a un anno fa, le quattro monete relativamente più forti rispetto al dollaro sono state proprio Euro e Yuan insieme a Yen e Taiwan. Rispetto a un anno fa l’indice DXY, che misura la forza del biglietto verde rispetto alle principali valute del globo, viaggiava intorno a 94, ora è poco sopra 95. Ma così non è andata per alcune valute.
La maglia nera degli ultimi 12 mesi va al Peso argentino, che contro dollaro ha perso oltre il 57%, seguito dalla Lira turca con un -38% e passa, e dal Real Brasiliano con -20,7%. Seguono in questa classifica la Rupia indiana e il Dollaro australiano con cali di oltre l’8% seguiti dal Won con poco meno. Il Rublo russo che potremmo immaginare ‘massacrato’ dalle sanzioni occidentali ha contenuto il ribasso contro dollaro al 6,3% mentre contro euro ha fatto ancora meglio: ce ne volevano 70 per comprare un euro 12 mesi fa, oggi serve qualcosa più di 73. Un caso interessante è la Lira turca. Abbiamo letto tutti sui giornali che a causa dell’alta inflazione e di una Banca Centrale politicizzata che non vuol alzare adeguatamente i tassi è precipitata ai minimi storici contro dollaro. Un anno fa un biglietto verde comprava 3,5 lire, oggi ne compra qualcosa più di 5. Chi si è giocato il Dollaro contro Turchia ha portato a casa un bel 30%. Restando in zona un’altra valuta interessante ma meno gettonata è il Lev bulgaro, strettissimamente agganciato all’Euro con un rapporto stabilizzato di 2 a 1 ma non così verso il Pound britannico. Prima della Brexit con una Sterlina si compravano quasi 3 Lev, ora poco più di 2.
Un’altra storia interessante è l’Australia, il dollaro dei canguri è da sempre una valute delle più volatili rispetto al cugino a stelle e strisce, perché segue il ciclo delle commodity, che è inverso rispetto al Dollaro USA. Dal picco della parità toccato più volte tra il 2011 e il 2013 ora vale un quarto di meno, ma dai minimi storici avrebbe ancora altra metà strada da fare. Su Euro è molto meno volatile. Giocarsi al rialzo o al ribasso i due dollari è un po’ come scommettere pro o contro il biglietto verde con un ETF a leva 2. Una variante è Australia/Nuova Zelanda, i due dollari sono legati ma la volatilità non manca, perché i cicli delle commodity sono diversi, energia e metalli il primo e catena alimentare il secondo, noto anche come Kiwi.
Il Forex è una giungla affascinante e pericolosa. Quasi tutti i broker offrono la possibilità di giocare sul margine, con poche migliaia di dollari se ne possono muovere centinaia di migliaia, e anche più. Senza parlare di opzioni e altri derivati. Ma il margine può erodersi molto rapidamente e poi allora bisogna coprire, e quindi alzare la posta, o accettare la perdita. Agosto è da sempre il mese delle sorprese sul tavolo del Forex, vedi lo sganciamento del dollaro dall’oro il 13 agosto del 1971, ma anticiparle è come indovinare il numero secco alla roulette. Come sul tavolo verde, per giocare al Forex serve un ‘sistema’ fatto di strategie, piani B, coperture e hedging, non basta tirare a indovinare.
(dalla rubrica “Caffè scorretto” della newsletter settimanale di FinanciaLounge)
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge
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