ROMA (Reuters) - Diffondendo la nuova serie dei conti nazionali, l'Istat anticipa l'uscita dalla recessione di un anno, al 2014, ma riduce di 0,1 punti percentuali il Pil del 2015.
La variazione media annua del 2014, quando si è insediato il governo di Matteo Renzi, è ora indicata a +0,1 dal precedente -0,3%, mentre l'aumento del prodotto nel 2015 cala a +0,7 dal +0,8% indicato in via preliminare a marzo.
Il ministero dell'Economia tende a dare una lettura positiva dei dati, che mostrerebbero l'effetto positivo e crescente nel tempo delle riforme.
Il premier Matteo Renzi è ancora più netto e, in un'intervista al Washington Post, attribuisce al suo governo il merito di aver "cambiato direzione" all'economia italiana.
Alla domanda se la nuova stima di crescita dell'esecutivo sia +1% il presidente del Consiglio così risponde: "Uno per cento di crescita. Non sono felice ma lo scorso anno era 0,8 [0,7 con la nuova serie]".
Secondo Fedele De Novellis, capo economista di Ref, "la crescita è tutta nel 2014 anche grazie a un contributo delle scorte che prima non c'era, mentre la lieve revisione al ribasso del 2015 è legata più che altro a una questione di arrotondamenti".
L'economista trae comunque "un'indicazione positiva per la solidità della crescita" dal biennio 2014-2015 preso come un unico periodo: per gli investimenti c'è una revisione di +0,8%, per i consumi delle famiglie di +0,4%.
Istat non chiarisce se e che tipo di effetti possa avere la revisione della serie sul Pil di quest'anno.
Quel che è certo è che lunedì 26 settembre il governo rivedrà in peggio dati macroeconomici e obiettivi di finanza pubblica pubblicando la Nota di aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza.
Il 13 settembre, una fonte governativa ha riferito che la stima di crescita dovrebbe essere ridotta quest'anno da +1,2% a +0,8/+0,9%.
L'indebitamento netto dovrebbe essere lievemente innalzato, a quota 2,4% dal 2,3% del Pil indicato a metà aprile.
È sempre più a rischio l'obiettivo di ridurre il rapporto debito/Pil rispetto al livello di fine 2015, rivisto da Istat al 132,2 da 132,7%, di mezzo punto quindi.
Il 2017 non offre molti margini: il Pil dovrebbe essere fissato a +1,0/+1,1% a fronte della precedente stima di +1,4%.
Il vecchio target di deficit/pil è 1,8% e comprende un margine di 0,4 punti rispetto ad un livello tendenziale di 1,4%.
Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha garantito che il deficit tornerà a scendere l'anno prossimo, quindi il nuovo obiettivo programmatico dovrebbe essere poco al di sotto del 2,4% atteso quest'anno.
Il peggiorato quadro macroeconomico si rifletterà in un deficit tendenziale più alto dell'1,4% fissato ad aprile, ma tale comunque da garantire un nuovo margine di flessibilità, che Renzi vuole sfruttare per avviare la ricostruzione delle zone terremotate in Centro Italia, sostenere la spesa per migranti e adeguare le scuole ai più moderni criteri antisismici.
Bisogna naturalmente vedere come andrà il negoziato con la Commissione europea.
Ieri il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha detto che l'Italia ha già usufruito di una flessibilità da 19 miliardi nel 2016, alimentando il timore che Bruxelles sia contraria ad offrire nuovi margini per il bilancio del prossimo anno.