MILANO (Reuters) - La procura di Milano ha presentato nei giorni scorsi la richiesta di rinvio a giudizio con l'imputazione di corruzione internazionale nei confronti della società San Faustin, holding del gruppo Techint, e dei suoi amministratori, i fratelli Gianfelice e Paolo Rocca, e Roberto Bonatti.
Lo hanno riferito fonti giudiziarie, aggiungendo che l'inchiesta riguarda circa 6,6 milioni di euro di tangenti da un dirigente di Techint a un direttore della società pubblica brasiliana Petrobras dal 2009 al 2014 per una serie di contratti di fornitura di tubi per un valore totale di 1,4 miliardi di euro.
La procura, dicono le fonti, ha stralciato la posizione di due manager sudamericani originariamente inclusi nell'atto di chiusura indagini, letto da Reuters, l'argentino Hector Alberto Zabaleta (Techint) e il brasiliano Benjamin Sodre Neto, rappresentante della società brasiliana Confab, controllata da San Faustin attraverso Tenaris (MI:TENR), e aggiudicataria delle commesse sotto inchiesta.
Dopo aver ricevuto una serie di rogatorie internazionali, la procura ha ricostruito il flusso di denaro descritto nell'atto di chiusura inchiesta, sostenendo infine che da conti gestiti dagli indagati attraverso San Faustin Lugano "e alimentati attraverso utili prodotti da San Faustin e/o società controllate" fra il 2009 e il novembre 2014 siano arrivati in diverse tranche un totale di 6 milioni e 592 mila euro al direttore servizi dell'epoca di Petrobras, il brasiliano Renato Duque, per l'assegnazione a trattativa privata, non bandendo cioè gare pubbliche internazionali, di 22 contratti di forniture di tubi tra il 2009 e il 2012 a Confab.
Gli avvocati Francesco Mucciarelli, Marco Calleri e Giuseppe Manzo, che assistono San Faustin e i tre amministratori-soci, hanno anticipato che solleveranno un difetto di giurisdizione italiana "perché la società non ha sede in Italia ma in Lussemburgo e perché non c'è evidenza alcuna che le eventuali cocndotte illecite siano state realizzate, anche solo in parte, in Italia".
La società, contattata da Reuters, in una nota precisa di non aver avuto notizia "di alcuna richiesta depositata" e ricorda che "la holding San Faustin comprende più di 450 società che operano in 45 Paesi impiegando circa 80.000 persone, ed ha avuto un fatturato consolidato ed accumulato nel periodo investigato (2009-2012) superiore a 90 miliardi di dollari".
"Non appena venuta a conoscenza dell'indagine - prosegue - la Società ha affidato ad una primaria società di consulenza esterna una verifica indipendente dei fatti ipotizzati dalla Procura. Da tale verifica, che ha riguardato più di 1,7 milioni di email e oltre 104 milioni di registrazioni contabili di 157 società della holding San Faustin, non è emersa alcuna evidenza del coinvolgimento degli amministratori di San Faustin nelle condotte illecite relative alle commesse menzionate dalla magistratura né alcuna evidenza che le eventuali condotte illecite siano state realizzate, anche solo in parte, in Italia".
"Tenaris S.A., controllante di Confab, ha condotto a sua volta una approfondita indagine interna e ha informato su base volontaria nell'ottobre 2016 la Securities Exchange Commission e il Department of Justice degli Stati Uniti in merito agli elementi apparsi nell'indagine 'Lava Jato' in Brasile", sottolinea ancora la società.
"San Faustin è una holding di partecipazioni con sede in Lussemburgo, non interviene direttamente nelle attività operative delle sue società sussidiarie, riceve dividendi e ne amministra la distribuzione tra i suoi azionisti".
"San Faustin - conclude la nota - sottolinea di aver agito sempre in conformità ai principi etici e alle leggi applicabili nei paesi in cui opera ed è fiduciosa di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati, auspicando che la vicenda venga chiarita in tempi brevi".
L'avvocato Ugo Genesio, che assiste Zabaleta e Sodre Neto, non ha risposto a una mail inviata da Reuters per richiedere un commento.
Non è stato possibile al momento avere un commento da Renato Duque, che peraltro non è indagato in Italia.