Investing.com - I futures dell’oro sono rimbalzati dal sell-off del giorno precedente questo giovedì, con gli operatori dei mercati che continuano a monitorare i negoziati tra i decisori USA per evitare l’incombente crisi del “precipizio fiscale”.
La divisione Comex del New York Mercantile Exchange ha scambiato i futures dell’oro con consegna a febbraio a 1.723,65 dollari l’oncia troy nella mattinata europea, in salita dello 0,3% sulla giornata.
I prezzi sono scambiati in range stretto di 5 dollari, tra 1.720,15 dollari l’oncia troy, il minimo giornaliero ed il massimo della seduta di 1.725,95.
Supporto a 1.708,35 dollari l’oncia troy, il minimo della seduta precedente e resistenza a 1.754,15, massimo del 27 novembre.
Gli operatori continuano a monitorare il “precipizio fiscale” statunitense, rappresentato da un aumento delle tasse e tagli alla spesa pari a circa 600 miliardi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio.
Il Portavoce della Camera dei Rappresentati degli Stati Uniti, John Boehner, ha dichiarato ieri di essere fiducioso su un prossimo accordo tra i Repubblicani e la Casa Bianca, per evitare la crisi di bilancio.
Il Presidente Barak Obama ha dichiarato ieri di ritenere che prima di Natale sarà possibile stabilire la “base” su cui costruire l’accordo.
Si teme che l’economia USA possa ricadere in recessione, a meno che il Congresso in preda alle divisioni interne e la Casa Bianca non trovino un compromesso prima della scadenza del 1° gennaio.
Le dichiarazioni ottimiste hanno spinto gli investitori ad abbandonare i tradizionali beni rifugio, come il dollaro, e buttarsi invece su investimenti più rischiosi, come titoli e materie prime.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è sceso dello 0,12% a 80,25.
Un dollaro più debole solitamente spinge l’oro, alimentando l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più economiche per i titolari di altre valute.
Alcuni acquisti speculativi hanno fornito un certo supporto, con gli inverstitori che sono tornati sui mercati per cercare quotazioni più economiche dopo il calo dei prezzi dell’1,5% di mercoledì.
Le perdite dell’oro sono aumentate dopo l’apertura del COMEX, segnando un calo di quasi 25 dollari nel giro di pochi minuti.
Le voci di corridoio indicano come possibile causa del collasso il tentativo di una grande banca USA di confermare i contratti di dicembre, in scadenza alla chiusura della seduta di mercoledì, e che invece sono stati poi venduti all’apertura.
Sul Comex, l’argento con consegna a marzo ha segnato -0,15% a 33,71 dollari l’oncia troy, mentre il rame con consegna a marzo è salito dello 0,55% a 3,557 dollari la libbra.
La divisione Comex del New York Mercantile Exchange ha scambiato i futures dell’oro con consegna a febbraio a 1.723,65 dollari l’oncia troy nella mattinata europea, in salita dello 0,3% sulla giornata.
I prezzi sono scambiati in range stretto di 5 dollari, tra 1.720,15 dollari l’oncia troy, il minimo giornaliero ed il massimo della seduta di 1.725,95.
Supporto a 1.708,35 dollari l’oncia troy, il minimo della seduta precedente e resistenza a 1.754,15, massimo del 27 novembre.
Gli operatori continuano a monitorare il “precipizio fiscale” statunitense, rappresentato da un aumento delle tasse e tagli alla spesa pari a circa 600 miliardi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio.
Il Portavoce della Camera dei Rappresentati degli Stati Uniti, John Boehner, ha dichiarato ieri di essere fiducioso su un prossimo accordo tra i Repubblicani e la Casa Bianca, per evitare la crisi di bilancio.
Il Presidente Barak Obama ha dichiarato ieri di ritenere che prima di Natale sarà possibile stabilire la “base” su cui costruire l’accordo.
Si teme che l’economia USA possa ricadere in recessione, a meno che il Congresso in preda alle divisioni interne e la Casa Bianca non trovino un compromesso prima della scadenza del 1° gennaio.
Le dichiarazioni ottimiste hanno spinto gli investitori ad abbandonare i tradizionali beni rifugio, come il dollaro, e buttarsi invece su investimenti più rischiosi, come titoli e materie prime.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è sceso dello 0,12% a 80,25.
Un dollaro più debole solitamente spinge l’oro, alimentando l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più economiche per i titolari di altre valute.
Alcuni acquisti speculativi hanno fornito un certo supporto, con gli inverstitori che sono tornati sui mercati per cercare quotazioni più economiche dopo il calo dei prezzi dell’1,5% di mercoledì.
Le perdite dell’oro sono aumentate dopo l’apertura del COMEX, segnando un calo di quasi 25 dollari nel giro di pochi minuti.
Le voci di corridoio indicano come possibile causa del collasso il tentativo di una grande banca USA di confermare i contratti di dicembre, in scadenza alla chiusura della seduta di mercoledì, e che invece sono stati poi venduti all’apertura.
Sul Comex, l’argento con consegna a marzo ha segnato -0,15% a 33,71 dollari l’oncia troy, mentre il rame con consegna a marzo è salito dello 0,55% a 3,557 dollari la libbra.