di Stephen Jewkes e Oleg Vukmanovic
MILANO (Reuters) - I progetti di Eni per vendere una serie di asset e contribuire così a finanziare le esplorazioni e a pagare i dividendi stanno incontrando delle difficoltà a causa della discesa dei prezzi di greggio e gas, secondo quanto spiegano alcune fonti.
Eni ha già venduto asset per 5 miliardi per finanziare le attività di esplorazione, generalmente più redditizie, riducendo le proprie attività di raffinazione.
Il Ceo Claudio Descalzi ha ancora bisogno di raccogliere 6 miliardi di euro, nel quadro di un programma più vasto da 11 miliardi entro il 2017.
La società ha affidato le proprie speranze alla vendita di una quota di minoranza del giacimento in Mozambico e alla cessione di asset non-core come il 43% di Saipem.
Ma il calo del prezzo del Brent di oltre un terzo da giugno e del prezzo del gas di circa la metà ha reso più difficile trovare dei compratori a un buon prezzo.
Considerato anche il rallentamento della crescita, i potenziali investitori sono riluttanti a prendersi il rischio di acquisire una partecipazione nel progetto di Eni in Mozambico.
"Considerato il trend ribassista dei prezzi di greggio e gas e il rallentamento della crescita della domanda, questo non è il momento migliore per pensare al Mozambico", spiega la fonte.
Eni intende vendere una partecipazione del 10-15% nel giacimento Rovuma in Mozambico, dopo aver venduto il 20% alla cinese CNPC, lo scorso anno, per circa 4 miliardi di dollari.
Eni è ora in trattative con China Huadian Corp., tra gli altri, ma queste si stanno trascinando da circa un anno con pochi progressi, spiegano due fonti.
Eni potrebbe vendere quote anche in Congo e in Indonesia per incrementare il free cash flow. Questo potrebbe aiutare a tamponare i ritardi e l'aumento dei costi in progetti come il Kashagan in Kazakhistan e il Goliat al largo della Norvegia.
Ma con la debolezza che si vede sui mercati dell'energia occorrerà essere pazienti.
Da fine luglio il titolo Eni ha perso circa il 17,7%. Tali perdite lasciano i dividendi come l'unica fonte di consolazione per gli azionisti.
Il dividend yield al 7% dato da Eni è sopra la media del settore (5,6%), ma cresce l'incertezza sulla possibilità di mantenerlo a questi livelli.
Eni stima che ogni calo di un dollaro nel prezzo del Brent equivale alla perdita di 100 milioni di euro di free cash flow.
La discesa dei prezzi del greggio ha spinto i gruppi energetici a diminuire la spesa per esplorazioni e produzione, mettendo in difficoltà le società che si occupano di fornire i servizi correlati.
Questo crea a sua volta difficoltà alla vendita di Saipem, che inoltre potrebbe perdere 1,25 miliardi di ricavi nel 2015 per la cancellazione di South Stream.
Il titolo inoltre vale circa un terzo del valore che aveva nel 2013 dopo due profit warning.
"C'era stata un'offerta da parte di un operatore cinese, ritirata per ragioni strategiche e un paio di altre offerte che erano troppo basse. I fondi sovrani hanno espresso interesse ma il prezzo del greggio ha ostacolato i lavori", spiega una fonte.
((Tradotto da redazione Milano, Reuters Messaging: elisa.anzolin.thomsonreuters.com@reuters.net, +39 02 66129692, Reutersitaly@thomsonreuters.com))