Investing.com - L’oro è in salita questo giovedì, dopo il rilascio di dati USA piuttosto deboli sulle vendite al dettaglio, che hanno pesato sull’ottimismo legato alla ripresa USA spingendo gli investitori a ridimensionare le aspettative verso un aumento dei tassi di interesse negli USA.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna ad aprile salgono di 6,90 dollari, o dello 0,6% a 1.157,50 dollari negli scambi della mattinata statunitense. Il prezzo è rimasto in un range tra 1.149,30 a 1.165,50 dollari.
I futures troveranno supporto a 1.141,70 dollari, il minimo dall’1 dicembre, e resistenza a 1.174,40 dollari, il massimo dal 9 marzo.
Il Dipartimento per il Commercio USA ha dichiarato che le vendite al dettaglio sono scese dello 0,6% lo scorso mese, contro le aspettative di un aumento dello 0,3% e dopo il calo dello 0,8% di gennaio.
I dati positivi sulle vendite al dettaglio segnalano una crescita economica più forte, mentre una lettura debole indica un’economia sofferente.
Le vendite al dettaglio core, che escludono la vendita di automobili, hanno visto un calo dello 0,1% a febbraio, contro le aspettative di un aumento dello 0,5%. A gennaio il dato ha mostrato un calo dell’1,1%.
Le vendite al dettaglio core corrispondono alla componente della spesa dei consumatori del report governativo sul prodotto interno lordo. La spesa dei consumatori rappresenta il 70% della crescita economica USA.
I dati deboli hanno spinto gli investitori a ridimensionare le aspettative di un aumento dei tassi negli USA.
Un eventuale rinvio dell’aumento dei tassi di interesse sarebbe rialzista per l’oro, poiché si ridurrebbero i costi di gestione del metallo, che non offre agli investitori un ritorno assicurato.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,75% a 98,90 dopo aver precedentemente toccato il massimo intraday di 100,05, il massimo dall’aprile del 2003.
Il prezzo dell’oro ha spesso un andamento inverso a quello del dollaro, dal momento che il metallo prezioso diventa meno costoso per i titolari di altre valute.
Ieri, l’oro è sceso a 1.146,50 dollari, un livello che non si registrava dall’1 dicembre, prima di chiudere a 1.150,60 dollari, giù di 9,50 dollari, o dello 0,82% per via dell’impennata del dollaro scatenata dalle crescenti aspettative di un aumento dei tassi di interesse statunitensi.
Intanto, i futures dell’argento con consegna a maggio subiscono un’impennata di 17,2 centesimi, o dell’1,12%, a 15,54 dollari l’oncia troy. Ieri, l’argento ha toccato i 15,26 dollari, il minimo dall’1 dicembre.
Sempre sul Comex, il rame con consegna a maggio schizza di 5,1 centesimi, o dell’1,96%, a 2,657 dollari la libbra, dopo la recente serie di dati economici deludenti dalla Cina che hanno fatto aumentare la pressione sui legislatori di Pechino affinché introducano nuove misure di stimolo per sostenere la crescita e contenere la minaccia di deflazione.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale di rame, col 40% della richiesta globale lo scorso anno.