ROMA (Reuters) - Discutere di limiti ai titoli di Stato posseduti dalle banche è utile se il negoziato poi porta a un accordo sull'assicurazione europea sui depositi e se poi la misura viene introdotta con gradualità e non dalla sola Europa.
Lo ha detto Lorenzo Bini Smaghi, eletto recentemente presidente della piccola Chianti banca e tuttora presidente di Snam (MI:SRG) e di Société Générale, in un seminario alla Luiss, in risposta a una domanda sulla possibile discussione su questo tema che avverrà nell'Ecofin informale ad Amsterdam di sabato.
"Dipende da cosa si ottiene. Se porta a passi avanti per una assicurazione sui depositi credo sia utile discuterne", ha detto Bini Smaghi.
Tra i paesi europei, la Germania in testa vuole che i titoli di Stato non siano più considerati neutri e ha collegato questo tema a quello, pure sul tavolo di Bruxelles, della garanzia comune sui depositi.
"Ma le modalità devono tenere conto sia della gradualità sia della situazione di partenza", ha spiegato a Reuters il banchiere toscano che è stato anche nel consiglio direttivo della Bce.
La questione riguarda l'ipotesi di porre dei limiti prudenziali al possesso di titoli governativi di uno Stato nel capitale delle banche di quel Paese, per tenere conto del loro rischio finora considerato nullo.
L'Italia ha una posizione fortemente critica, ribadita ieri anche dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, su questa misura. Le banche italiane hanno una esposizione in titoli di Stato sul totale dell'attivo molto elevata rispetto alle media Ue. "Noi metteremo il veto su qualsiasi tentativo che vuole andare a dare un tetto alla presenza di titoli di Stato nei portafogli delle banche e saremo, senza cedimento, di una coerenza e forza esemplare", ha detto il premier Matteo Renzi lo scorso 17 febbraio.
In generale, ha detto Bini Smaghi, "l'idea che un sistema bancario debba soprattutto prestare all'economia reale piuttosto che comprare titoli di Stato mi sembra condivisibile".
Tra l'altro, osserva il banchiere, è un momento favorevole con il Qe che consente alle banche centrali di assorbire questi asset. "Le banche che vendono una parte dei titoli di Stato che hanno in pancia fanno dei guadagni che potrebbero utilizzare per rafforzare il loro capitale", ha detto Bini Smaghi, che comunque sarebbe favorevole a un meccanismo "che metta dei limiti alla concentrazione piuttosto che pesare il rischio dello Stato in modo diverso".
In ogni caso è importante, osserva il banchiere, "che l'Europa non si spari nei piedi", muovendosi da sola e senza che questa misura, attraverso il Comitato di Basilea, sia presa anche da Stati Uniti e Giappone.
In un recente studio di alcuni economisti di Banca d'Italia, questa misura è ritenuta avere costi micro e macroeconomici rilevanti e benefici incerti. Non riuscirebbe a isolare il sistema bancario di un paese dal rischio di default del debito domestico, dice il paper nelle conclusioni.
Imporre severi limiti alla concentrazione di titoli governativi alle banche, dicono gli economisti di Bankitalia, potrebbe avere effetti significativi, portando a un aumento dei rendimenti dei titoli.
In una simulazione condotta nello studio una applicazione di ampi limiti all'esposizione avrebbe un impatto rilevante in alcuni Paesi. Nel caso più restrittivo di quelli studiati, le banche di Germania, Italia e Spagna, dovrebbero ridurre i titoli detenuti di 157, 100 e 57 miliardi di euro rispettivamente.
Netto il commento dell'economista Jean-Paul Fitoussi, presidente della Luiss School of government.
"Dimostrerebbe che l'Europa è masochista e che quando può inventare qualcosa che fa male, la inventa", ha detto a Reuters.
(Stefano Bernabei)